*(asterisk), wannabe apple

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Al centro dell’installazione “*(asterisk)” c’è quel che sembra una mela. Incastrata dentro una sfera armillare, la mela ruota di continuo a 360°, inquadrata da telecamere che scansionano al millimetro la sua superficie. Quattro monitor posizionati intorno all’ingranaggio mostrano in tempo reale le differenze trovate tra il frutto in osservazione e tutte le immagini simili in memoria, probabilmente altre mele forse chissà già assaporate dall’artista Noriyuki Suzuki. L’oggetto mela è quindi rappresentato durante il suo riconoscimento rispetto ad altri oggetti simili, o forse nell’immediato tempo precedente, quando è ancora, lo dice il titolo, un asterisco. L’atto della categorizzazione, che per noi umani è quotidianamente intuitivo e automatico, è qui scomposto, lento, sospeso. La mela (scelta non a caso per i multipli rimandi simbolici, religiosi e scientifici) è iperosservata e materialmente messa in dubbio. Sarà davvero una mela alla fine? Il processo di categorizzazione può finire? E’ importante che finisca? La possibilità tecnologica di confrontare miriadi di oggetti simili nei sistemi di riconoscimento serve davvero a classificare meglio la realtà? O ci fa dimenticare la libertà di poter rivoluzionare le categorie che abbiamo costruito, cancellandole e creandone a piacimento? Chiara Ciociola

 

Noriyuki Suzuki – *(asterisk)