edited by Norie Neumark, Ross Gibson, Theo Van Leeuwen V01CE: Vocal Aesthetics in Digital Arts and Media

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The MIT Press, August 2010, ISBN: 978-0262013901, A Leonardo Book, 440 pp., 20 illus.
Nato nel ricco contesto di studi sul suono e l’audio in Australia (paese di provenienza dei suoi editori), questo libro è un’antologia di testi (con prospettive differenti sul tema) che hanno a che fare con l’essenza della voce come metodo primario di comunicare e di esprimere e (a vari livelli) con le infinite altre mediazioni applicabili ad essa grazie alle tecnologie. L’uso simbolico, strategico ed essenziale della voce nella danza, nel cinema, nei giochi multiplayer online, così come nella radio, nella voice mail e nei podcast è discusso in diversi saggi, ma tra loro un paio hanno anche colto l’occasione per curiose sperimentazioni in linea con il ruolo assegnato loro nel libro. Così Teresa M. Senft in “Four Rooms” racconta quattro storie in cui la voce si incarna in quella di un operatore di sesso telefonico, il quella narrante delle cassette sulla cura del cancro, in quella di un operatore di riconoscimento vocale durante la dimostrazione di un software e, attraverso il classico “I Am Sitting in a Room” di Alvin Lucier. Il “Professor VJ’s Big Blog Mashup” di Mark Amerika , un altro dei testi, è una poesia in uno stile davvero unico. È un libro davvero sorprendente, con una la raccolta di saggi accurata, che coinvolge sia artisti che descrivono il loro lavoro, che teorici. Al di là dei riferimenti classici, come il testo “The Grain of the Voice” di Roland Barthes, o la critica del fono-centrismo e logocentrismo di Derrida, c’è un reale dualismo tra l’icona della voce “reale” (intesa come registrazione di un umano) che interessa ogni produzione mediatica professionale e i sofisticati strumenti digitali che consentono di modificare le registrazioni a proprio gusto, imponendo narrazioni storiche alternative.