Anthony Pateras / Erkki Veltheim – The Slow Creep Of Convenience

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CD + booklet – Immediata

In questa composizione della durata di oltre quarantanove minuti – con Anthony Pateras all’organo a canne ed Erkki Veltheim al violino elettrico – è imposto fin dai primi solchi un continuum alquanto cupo e ipnotico, spettrale nelle suggestioni agite e nei suoni che parallelamente concorrono nel dar vita ad un comune universo psico-acustico, estatico e meditativo. Come di consueto nelle pubblicazioni Immediata, è una lunga intervista agli autori ad accompagnare le registrazioni, questa volta in un librettino di 24 pagine, suddivisa in tredici domande sullo stato attuale della creatività in musica, sull’economia, sulla tecnologia e sulla capacità di mantenersi ricettivi a nuovi approcci ed esperienze. È interessante perdersi nei nebulosi intrecci sonori a basso volume, al punto quasi di inaudibilità, lasciandosi affascinare dalle questioni dibattute dai due autori ma fondamentalmente ammaliati soprattutto dai suoni lenti e inesorabili. Se l’ascolto è monolitico molto più frizzante è la lettura, ricca di citazioni che spaziano da Nick Cave a Chris Kraus, da Iris Murdoch a Michel Foucault, da Zadie Smith a Jean-Luc Godard, da Marcel Duchamp a Simone Weil (che sono solo alcuni tra gli autori tirati in ballo). Se, come afferma Veltheim, “la migliore forma di resistenza è un’azione positiva”, è il sovrapporsi dei pattern a dare forma al flusso sonoro, armonico nell’incedere, ma non forzosamente elegiaco, dall’andamento minimalista ma non punitivo, svolgimento che introduce a un tempo sospeso ed etereo. È sempre la nostra percezione a metterci nella condizione d’interrogarci su quello che avviene attorno a noi, ad aprire le porte ad altri flussi d’informazioni, a conformare il nostro gusto “fisico” ed “emozionale”, in virtù d’un più astratto e speculativo coinvolgimento. Eppure, questi sensorial phenomena riescono a produrre un respiro solenne ma anche liberatorio, pulsante, non facile nell’esser sussunto dall’ascoltatore e nemmeno alieno, transitorio di una nuova condizione d’attenzione e trasporto. Non è un caso che lo stesso Pateras chieda a Veltheim come affrontare la suddivisione tra i suoi sé analitici e intuitivi, “come mantenere la sua attrazione come mistero”. La risposta non è scontata – ci sembra – e la mente razionale, a detta anche dei due musicisti, in questo caso non è esattamente la via maestra che ci guida tra l’impulso e l’opera.

 

Anthony Pateras / Erkki Veltheim – The Slow Creep Of Convenience