Reinhold Friedl – Golden Quinces, Earthed for spatialised Neo-Bechstein

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CD – Bocian

Ricordiamo Reinhold Friedl per aver diretto l’ensemble classico dei Zeitkratzer nel rifacimento di Metal Machine Music di Lou Reed ma l’eclettico autore, che ha collaborato anche con Lee Ranaldo, Merzbow e Helmut Oehring – giusto per sottolineare la versatilità del personaggio – ha moltissime frecce nella sua personale faretra di musicista, avendo studiato pianoforte con più e rinomati maestri, matematica e musicologia a Stuttgart e Berlino, oltre ad aver calcato le assi dei palcoscenici di più istituzioni internazionali devote alla sperimentazione e alla ricerca sonora (STEIM, Podewil, ZKM, Eurocréation Paris, Recombinant Media Labs e svariati altri). Certo, la personale attitudine di Friedl lo porta ad analizzare il classico in maniera non convenzionale e comunque anche nelle vesti di pianista egli è sempre stato più interessato all’interno del pianoforte piuttosto che ad utilizzarlo secondo tradizione. Il neo-Bechstein – al quale si riferisce il progetto già nel titolo – è nello specifico il primo pianoforte elettrico, una sorta d’antesignano dei più conosciuti Rhodes e Wurlitzer e che già era munito di pick-up elettromagnetici, qui oggetto d’una sorta di spazializzazione, arricchimento ed evoluzione d’un lungo e precedente lavoro dipanatosi negli ultimi dieci anni e più. Non ci avventureremo in troppo dettagliate descrizioni tecniche ma è sufficiente dire che molti dei parametri di questi moduli possono essere modificati, compresa la velocità e la direzione delle rotazioni, angolo di jittering e l’angolo di profondità. Naturalmente a differenza d’un pianoforte digitale o di una tastiera elettronica, il pianoforte elettrico non ha natura elettronica ma elettromeccanica e i suoni sono analogici, trasformati in impulsi elettrici da dei pick-up posti vicino alla fonte naturale del suono. Insomma anche in questo caso si potrebbe parlare di feticizzazione dell’offline.

 

Impakt: Reinhold Friedls, Neo Bechstein