Sometimes the online world reveals unsuspected parallel dimensions. This is an unknown restyle of Neural independently (and secretly as we never knew about it) made by NY-based Motion and Graphic Designer, Clarke Blackham. Very nicely made, perhaps only a bit glossier for the magazine’s line, it testifies once more how even your most familiar outcomes can have another life somewhere else.
VVAA – 10 PRINT CHR$(205.5+RND(1)); : GOTO 10
The MIT Press, ISBN-13: 978-0262018463, 328 pages, 2012, English, USA
La cultura del codice è stata studiata e ha prodotto interessanti teorie che hanno trovato accoglienza in diverse pubblicazioni innovative. Questi libri hanno spesso come obiettivo l’incorporare i concetti correlati al codice perfino nel processo stesso di essere realizzati, incarnando all’occasione esemplari processi software. Pur essendo scritto da dieci autori diversi (N.Montfort, P.Baudoin, J.Bell, I.Bogost, J.Douglass, M.C.Marino, M.Mateas, C.Reas, M.Sample, N.Vawter), 10 PRINT CHR$(205.5+RND(1)); : GOTO 10 non è un’antologia, ma un unico testo scritto collaborativamente che rispecchia l’approccio di molti fra quelli che oggi sono i software socialmente più importanti. Inoltre la pubblicazione – in maniera ambiziosa – inizia a «generare» criticamente contenuti dal suo proprio titolo. L’intestazione è multiforme: una riga di codice – infatti – da vita a un ciclo infinito, generando indefinitamente un labirinto grafico per mezzo di caratteri ascii. Il tutto è anche un programma simbolico risalente agli anni ottanta, scritto nel linguaggio di programmazione più popolare del tempo – BASIC – e usato nel microcomputer più popolare, il Commodore 64. Il libro spiega i retroscena che il ruolo di calcolo e programmazione ha giocato nella cultura, discutendo di casualità, griglie, generatività e linguaggi (solo per citarne alcuni), riflettendo i diversi aspetti della cultura del software. Lo stile di scrittura mira ad essere coerente con i concetti, “mantenendo lo stesso ritmo… continuando a girare fino a quando non si è interrotti”, e in questo senso diventa un libro concettuale. Infine, il design di Casey Reas bilancia al meglio stile e convenzioni tecniche, compreso l’uso d’un secondo colore stampato – il “Commodore blu” – naturalmente sotto licenza Creative Commons.
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