Maurizio Bianchi – Celtichants

Maurizio Bianchi

CD – Alone At Last
È dedicato a Lautréamont (Isidore Lucien Ducasse) “Celtichants” di Maurizio Bianchi e l’accostamento che viene spontaneo a proposito di questa menzione è quello d’una natura visionaria, un po’ oscura e ricurva, similitudine poetica che qui ci riporta a un “maledettismo auditivo”, denso d’atmosfere iper-rarefatte e trasalimenti formali, organizzati in compulsive partiture risonanti, assai sofisticate nella transizione dei diversi strati, sovrapposti in dilatati droni, emergenze e frequenze, brulicanti d’un elaborazione evocativa misterica, mai slabbrata in riferimenti e in tecniche che si rivelino alla fine banali. Sono molteplici le modalità mimetiche agite fra i solchi, entità che all’ascolto mostrano forme incorporee, astrazioni che narrano per frammenti, alimentandosi nelle più torbide pieghe delle nostre sinapsi. Nessuno può dire questi suoni da dove provengano o come evolveranno le loro spire nell’etere, sottostanti a trattamenti complessi, sempre orientati a una sensibilizzazione spaziale profonda, pur nelle dilatate partiture esibite, prospettive che preludono a un ritiro, a un letargo cerimoniale, a una quanto meno enigmatica e anti-romantica presa di posizione poetica, che negli strati sotterranei della nostra percezione scava, esplorando i territori alternativi e le modalità allucinate di un differente sentire.