Deep House for Symphonic Band and Choir

Deep House for Symphonic Band and Choir

Paul Slocum, artista texano con una laurea in Computer Science, si diverte a creare musica e video utilizzando computer e videogiochi obsoleti come il Commodore 64 o l’Atari 2600. Il “fanatismo” che anima Slocum lo spinge a compiere imprese bizzarre quali la conversione, attraverso la riprogrammazione del firmware (EPROM), di una vecchia stampante ad aghi (Epson LQ500) in una vera e propria macchina per la creazione di musica. Tra le sue molteplici creazioni colpisce “Deep House for Symphonic Band and Choir”, un’installazione audio definita da Slocum: “una hit da discoteca scritta per orchestre sinfoniche e cori”. L’eclettico texano ha disposto su una parete una serie di spartiti, uno per ciascuno dei fantasiosi strumenti coinvolti, in uno spazio delimitato da due lampade a tubo fluorescenti. Di fronte alla parete sono poste due casse acustiche che riproducono in loop un brano con elementi orchestrali e coristi dalle sonorità tipiche della deep house. L’elemento più affascinante dell’installazione è rappresentato proprio dai segni della partitura che, se da un lato, appaiono del tutto astratti ed estemporanei, all’altro, costituiscono invece la fedele trascrizione su pentagramma delle note che si diffondono intorno a noi. Siamo di fronte ad uno slittamento di codici messo in atto abilmente da Slocum attraverso le sue creazioni, che altro non sono se non scatole magiche ideate per dar luogo proprio a tali trasposizioni di linguaggio.

Vito Campanelli