Buddha Machine Soundbox

electronic object

é nei momenti di rapido e radicale cambiamento che nascono idee che riescono a interconnettere passato, presente e futuro in un’unica sintesi, insieme lampante e paradossale. Il ‘Buddha Machine Soundbox’ potrebbe essere annoverato in questa categoria, essendo costruito da un’apparente vecchia radiolina di sole frequenze AM (con tanto di presa per cuffia e per alimentazione esterna, in mancanza di pile cariche, incluse) dalla quale si possono ascoltare nove diversi loop eterei realizzati dal duo FM3 (Christiaan Virant e Zhang Jian) di stanza a Pechino. Lo schema è mutuato da apparecchi identici nella forma, ma contenenti altrettanti loop meditativi prodotti per i seguaci della religione buddista. Agli antipodi della definizione di ‘gadget’ questa scatoletta incarna un concetto inedito in un involucro datato, nel suo generare suono con i loop vengono amplificati prima crescendo e poi decrescendo indefinitamente, in una sorta di presenza acustica costante e programmata. Non c’è solo la presenza ‘fisica’ dell’oggetto, che lo rende visibile e riconoscibile, ma anche e soprattutto una solidità e autonomia d’uso che in scacco ai delicati e lucidissimi player di ultima generazione porta anche delle caratteristiche di riproduzione controcorrente, fatte di low fidelity, fruscio e distorsione. Aggiunto al lungo repertorio di sperimentazioni sonore distribuite dalla Staalplaat la Buddha Machine incarna un preciso segno dei tempi, sintetizzando su un piano oggettivo e databile, un’interfaccia ibrida fra il mutarsi di un mondo in rapido e futuristico sconvolgimento (quello cinese) e un altro (quello occidentale) sul cui presente grava un passato culturale ingombrante che lo rende incerto e aperto storicamente alle mille evoluzioni possibili.