Spinalcat, il disco come medium binario.

Spinalcat

Gran parte del fascino, tuttora intatto, dei giradischi va accreditato proprio al medium utilizzato, ossia al disco e alla sua manipolabilità fisica. La corrispondenza visiva e materica che lega le caratteristiche visibili dei microsolchi di un vinile ai suoni conseguentemente riproducibili, ad esempio, rende il pezzo circolare di polimeri neri un contenitore trasparente d’informazioni, fruibili in molteplice modalità. Se i giradischi, quindi, sono sopravvissuti alla digitalizzazione della cultura musicale prestando il fianco a mutazioni ibride (come Final Scratch, e Digital Turntable, è perchè i loro meccanismi sono stati sufficientemente astratti per poterne apprezzare il senso. Il giradischi (turntable) per la cultura digitale è sempre più un paradigma per manipolare informazioni. Questo viene brillantemente coniugato al suo ruolo originario di fonte d’espressione sonora in Spinalcat, una tesi concretizzatasi in un lavoro di ricerca hardware e software realizzata da Nikita Pashenkov. In realtà questo lavoro integra le caratteristiche dello studio e dell’hacking puro al tempo stesso. Si tratta, infatti, di due giradischi la cui puntina è stata sostituita da un particolare lettore a codice a barre, il :CueCat, un gadget nato per automatizzare il contatto azienda-cliente attraverso la scansione di particolari codici a barre e il conseguente instradamento d’informazioni commerciali via web. Quest’apparecchio viene qui sfruttato per leggere i particolari dischi messi a punto dall’autore, con pattern in bianco e nero che diventano segnali midi trasformati nei rispettivi eventi sonori. Il tutto interpretato e visualizzato da un software appositamente sviluppato che è in grado di visualizzare in tempo reale i pattern letti sullo schermo e di creare un file in postscript della lettura. Se nessuna variazione viene apportata durante la lettura del disco si avrà a disposizione una copia esatta su file di esso, stampabile e quindi riproducibile fisicamente. Se sono state eseguite accellerazioni o rallentamenti, il file conterrà una ‘registrazione’ della performance, stampabile, e quindi ‘materializzabile’ anch’essa. Il disco diventa così una piattaforma visuale, dove disegnare e registrare il suono attraverso le sue interpretabili variazioni binarie. Il materiale utilizzato per fabbricarlo (cartoncino stampato al computer, plastica, collage di supporti diversi) diventa indipendente dal lettore, in quanto esso non ne tocca la superficie, ma lo rende al tempo stesso materiale di registrazione e di riproduzione. Nella sua doviziosa documentazione (liberamente scaricabile) Pashenkov non si è risparmiato in un’accurata analisi e storia dell’uso dei dischi per la codifica d’informazioni musicali, con un accurato lavoro di ricerca e sistematizzazione. L’opera e il suo studio a monte, quindi, sono un tassello fondamentale per l’elaborazione concettuale dell’uso del disco nella cultura musicale dell’ultimo secolo e per la formazione di un’innovativa prospettiva tecnica e storica che ne testimoni l’importanza, grazie alla quale il disco è riuscita a reincarnarsi in nuove forme dopo le rivoluzioni elettriche, elettroniche e digitali.