Brain Fingerprinting, controllo attraverso le reazioni cerebrali.

L’esagerata chimera del controllo culla i suoi perversi sogni di onnipotenza nello studio del cervello umano. La remota possibilità di scovare il crimine al suo nascere, ossia nella mente di chi vorrebbe attuarlo è un miraggio a cui molti organi di repressione credono e che sono pronti a finanziare aprendo generosamente i cordoni di borse pubbliche e private. La tecnica di Brain Fingerprinting, ossie delle ‘impronte digitali cerebrali’ fa parte di questi miraggi, usando l’elettroencefalogramma come base per un’analisi ‘qualitativa’ delle risposte a determinati stimoli. Dalla ‘macchina della verità’ in poi, le tecniche che pretendono di dare risposte certe sulle ‘intenzioni’ e sui pensieri di un essere umano sono fallite una dopo l’altra, lasciando a creduloni ed affamati di colpevoli ad ogni costo il ruolo di temporanei testimonial. In questo caso la presunta scientificità del processo consiste nel basarsi esclusivamente sull’elaborazione di risposte a stimoli specifici che non dovrebbero dipendere dal fattore emotivo della persona. Il risultato sbandierato è che l’attività rileva se l’informazione a cui il test viene sottoposto visivamente è effettivamente presente nel suo cervello o meno. Usato dall’FBI in via sperimentale, è stato testato su 170 persone, con un alto ‘livello di accuratezza nei risultati’ come sostengono i suoi dententori di brevetto. Ma probabilmente come per tanti tentativi precedenti c’è solo da aspettare i primi test indipendenti che sbugiardino le certezze e restituiscano la dignità di impenetrabilità del pensiero alla considerazione scientifica.