BitRot, digital decay.

La simulazione dei processi naturali è un terreno d’elezione nell’informatica, fin dai suoi albori. Il decadimento, ossia il deterioramento dei contenuti, è un concetto che il riflesso patinato del design dei PC rifugge come la peste, ma che in realtà trova un perfetto parallelismo con l’obsolescenza continua dei sistemi operativi e il progressivo deperimento dei dati intraducibili man mano che cresce l’irreperibilità delle applicazioni. BitRot è un’opera realizzata in shockwave da Silvia Ruzanka che mette in campo proprio l’applicazione di un decadimento digitale, applicato progressivamente ad una natura morta composta con evidenti tecniche di computer grafica. L’apparenza eterna e inattaccabile delle immagini digitali è messa a repentaglio da un processo decompositivo che riguarda il suo cuore, ossia l’algoritmo di visualizzazione. Nel conseguente coerente sfaldarsi delle superfici, i poligoni si affastellano fra loro creando uno sfiorito insieme di dati, sempre più approssimativo, e quindi deteriorato nella sua vitale e costitutiva essenza.