Superbot, esercito di bot pro-privacy.

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16.12.03 Superbot, esercito di bot pro-privacy.


Con il sibillino slogan di ‘machines will eat itself’, l’operazione Superbot di Franz Alken è una delle più eclatanti nel dominio della difesa della privacy combattuta con un approccio disincantato e creativo. Il lavoro consiste in una massiccia produzione di bot software (quasi ottocento al momento) che rappresentano altrettanti utenti fittizi. Rispetto all’incontrollabile proliferare d’intrusioni e scanning continuo delle operazioni privatamente effettuate online, Superbot, pur ricordando da vicino Tracenoizer nella tecnica di depistaggio, compie un decisivo passo ulteriore, simulando utenti assolutamente virtuali, ma che corrispondono univocamente alle richieste tecniche dei robot software impiccioni delle multinazionali del web. Una strategia che imbroglia in maniera brillante il tampinamento dell’industria, mandando a gambe all’aria la schedatura delle abitudini che viene fatta definitavamente fallire da un punto di vista statistico. Questa strategia risulta vincente, come pure testimoniato da pratiche che confondono la raccolta dei dati dell’utente, come il Giant BonusCard Swap, facendo svalutare verticalmente i dati acquisiti. Lo scontro, infatti viene portato sullo stesso livello, facendo interagire software con software in una completa assenza d’interazione umana, ma al contempo portando su un piano dell’assurdo le tecniche di spionaggio e annettendo ad una considerazione ‘umana’ i bot che ricevono le stesse attenzioni degli umani, comprese le ingenti quantità di spam nella propria mailbox.