Digital Performance

Anomalie digital_arts, rivista internazionale multilingue sotto la direzione di Emanuele Quinz, docente d’Estetica delle Arti Numeriche al Dipartimento di Danza e Musica dell’Università di Parigi, continua un’interessante ed articolata investigazione sulle relazioni fra le differenti arti e le tecnologie digitali, già iniziata nel primo numero del magazine con ‘Du Corps A L’Avatar’. In ‘Digital Performance’ si privilegia l’analisi di una scena delle interfacce applicate alla prospettiva specifica della danza ma esplorando al contempo differenti contesti dello spettacolo, dalla performing art, al teatro, attingendo alle videodrammaturgie della nuova spettacolarità italiana dei primissimi anni ottanta. Trasmutazioni dei nuovi linguaggi elettronici, ripercorrendo le tracce originarie delle innovazioni video, abbandonati alla flebile memoria di gruppi come La Gaia Scienza, Magazzini Criminali e Falso Movimento, seminali cellule di multimedialità, non irradiate a sufficienza da un pensiero effettivamente rizomatico ed elettronico. Illuminante di quegli eventi, anche se per forza di cose frammentario nella ricostruzione delle cronache, l’intervento di Andrea Balzola, efficacemente propositivo nell’esigenza di un divenire intermediale delle arti visive. Lucide analisi, dal corpo techno-glam dei Dumb Type, a quello obsoleto di Stelarc, dagli ambienti interattivi e sinestetici di Studio Azzurro, di Massimo Cittadini, de La Fura Dels Baus, alle connessioni remote di Giacomo Verde, nell’anticipazione di un web-cam-theatre, poetiche oblique, frammenti urbani ricomposti in narrazione per Roberto Paci Dalò, artificial life ed agenti intelligenti nel breve saggio sulla ‘Drammaturgia Procedurale’ di Antonio Pizzo. Ventidue autori, corposi materiali, fra loro anche abbastanza eterogenei ma che nel complesso contribuiscono con proprietà e passione allo sviluppo della ricerca sulle nuove configurazioni del sistema dell’arte investito dall’avvento del digitale.