Langham Research Centre and John Butcher – Six Hands at an Open Door

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CD – Persistence of Sound

Il Langham Research Center è un collettivo dedito a performance di musica elettronica analogica
piuttosto colta, sperimentale e improvvisativa, nel solco della tradizione della musica concreta e di quelle che sono state le altre avanguardie novecentesche, cercando di attualizzarne gli stilemi, aprendo il campo a nuovi approcci e concettualizzazioni. Per questa uscita su Persistence of Sound salgono in cattedra i soli membri Iain Chambers e Robert Worby, accompagnati dall’ospite John Butcher, sassofonista avvezzo a sonorità piuttosto estreme e innestate da feedback impressivi. Butcher è un musicista assai apprezzato in ambito free form e ben consapevole dell’unicità di ogni setting, attento alle relazioni che si possono creare in ogni tipo d’improvvisazioni. Il Langham Research Center, che in molte occasioni ha eseguito composizioni indeterminate di John Cage ma ha anche tratto ispirazione e sonorizzato un romanzo visionario e multiforme come The Atrocity Exhibition di James G. Ballard, è un gruppo aperto e dalle molte vocazioni, che modula le sue azioni a seconda dell’estro e delle opportunità, mettendo in campo la formazione più adatta al bisogno e combinando conoscenze tecniche e teoriche, attitudini molteplici e predisposizione al contemporaneo. In Six Hands at an Open Door Chambers e Worby utilizzano registratori a cassette, oscillatori sinusoidali e radio a onde corte, organizzando meticolosamente piccoli suoni amplificati che Butcher idealmente connette con le sue intricate e sofisticatissime emissioni audio, dando vita a sequenze decisamente materiche e coinvolgenti. Dice John Butcher che bisogna liberare il proprio subconscio per afferrare delle idee istantanee e che immediatamente dopo si possono fare dei collegamenti. “Mi interessano moltissimo le trasformazioni e gli sviluppi, ossia come si possa passare da un momento al successivo con l’aiuto delle idee che si raccolgono in quell’istante”. Qui la musica certo non scaturisce dal nulla e le aspettative sono quelle innestate da interventi ben preparati e dalle qualità sonore certo non convenzionali, che poi vengono agite per essere attraversate dai lancinanti interventi di Butcher. Sono sei le composizioni presentate, due piuttosto brevi – “Giddy Liberty” e “Everything is Immanent”, di soli due minuti circa – e un altro paio superiori ai dieci minuti, “A Structural Creaking” e “Shadows in Place of Logic”, produzioni quest’ultime che risultano particolarmente significative proprio per loro particolare struttura e interpretazione del concetto di “improvvisazione controllata”.

 

Langham Research Centre and John Butcher – Six Hands at an Open Door