A Monocular Dialogue, AI idol

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In quest’opera l’artista Louis-Philippe Demers mette in scena le riflessioni interiori di un gracchiante monocolo robotico guidato da un’Ai, che esprime i suoi pensieri mentre osserva con il suo unico inquietante occhio le persone che man mano gli siedono di fronte. “I can see your emotions playing out on all your face”, “It’s fascinating how easily people can be manipulated with just few chosen word and act”, sono alcuni estratti dei suoi pensieri ad alta voce, che il monocolo esprime con insolenza ronzante e incurante della persona davanti a sè. Le frasi enunciate sono altisonanti ed enfatiche, dichiaratamente generate da AI commerciali con prompt molto semplici. L’artista descrive il suo monocolo come un moderno ciclope, dall’aspetto mitico e mostruoso, ma apparentemente inoffensivo. Il suo tono di voce è simile all’onnipotente AL di “2001: Odissea nello spazio” (Kubrick), o all’invisibile Alpha 60 di “Alphaville” (Godard). Come i suoi predecessori questo dispositivo incarna la potenza inquietante dell’AI, in una veste ironica e seducente ma al contempo nostalgica e e quasi ridondante, forse con l’intento di rappresentare l’irrisolta tensione tra la tecnologia come volano e distruttore con la forma di un nuovo mostro mitico contemporaneo, pur di continuare ad avere davanti un feticcio per esorcizzare l’umana paura. Chiara Ciociola

 

Louis-Philippe Demers – A Monocular Dialogue