Yannis Kyriakides – Amiandos

yannis-kyriakides

CD – Unsounds

Che l’asbesto fosse usato dagli antichi romani per avvolgere i cadaveri prima di cremarli, allo scopo di ottenere delle ceneri dall’aspetto più sottile e biancastro, forse non è cosa di dominio pubblico. Quello che è invece notorio è come milioni di persone abbiano sofferto e siano morte a causa dei tumori causati dall’inalazione delle sottili fibre della roccia, estratta e poi utilizzata per scopi industriali. L’amianto, purtroppo, continua ad essere oggetto di profitto in molte parti del mondo, seppure in gran numero le miniere siano state dichiarate nocive e assolutamente non più in grado di rimanere operanti. Fra le miniere di asbesto messe in sicurezza e in parte diventate un sito museale quella di Amiandos, nei monti Troodos a Cipro, luogo di nascita del padre di Yannis Kyriakides, è una delle più interessanti ed ha ispirato per uno specifico progetto il sound artista, che nei sette pezzi di questo album si riferisce direttamente ad alcuni filoni della storia di quel luogo. Come spesso nei lavori del maestro cipriota, oramai residente in Olanda dagli anni novanta, le citazioni letterarie si sovrappongono ai ricordi personali e ai suoni. È il caso del primo pezzo, “Side of the Mountain”, che fa menzione esplicita di un testo di Lawrence Durrell dal suo libro Bitter Lemons. C’è un paragrafo, in particolare, in cui Durrell ricorda di aver visitato la miniera, che gli apparve come un luogo dall’atmosfera soprannaturale e con una natura “violentata”. Sensazioni che sono rese perfettamente grazie ai trattamenti vocali alquanto sintetici e alla rarefazione dei suoni, che sono millimetricamente risucchiati come in un vortice di virtuale energia. Più nostalgico e intriso di passaggi cameristici è il successivo “Thin Dust”, esemplificativo di quella che è la cifra stilistica di Kyriakides, della sua capacità nel fondere musica classica ed elettronica, tradizione elettroacustica e sonorità glitch. “Cottonstone” vanta invece un approccio estremamente futuribile, più aggressivo e noisy, mentre con “A Ghost of Spring” si ritorna nel novero di elaborazioni più scarne e concettuali, realizzate con frammenti di registrazioni d’archivio e trattamenti ambientali. Anche in “Empire within an Empire” fanno capolino registrazioni d’epoca e nel successivo “Enaerios” addirittura brevi parti di musiche greche commerciali anni cinquanta. L’ultimo brano, “A Secret Lake/ A Million Voices”, allude infine allo stato attuale della miniera, alle valenze guaritrici della natura e ai possibili segreti che ogni luogo così particolare può racchiudere.

 

Yannis Kyriakides – Amiandos