Various Artists – Sounds of Absence

various-artists-sounds-of-absence

CD – Gruenrekorder

Assieme alle molte conseguenze tutte negative in una fase di lockdown dovuta a una pericolosa pandemia non mancano tuttavia in campo artistico e musicale iniziative che da una tale limitante condizione hanno tratto spunto per inedite ed interessanti espressioni di applicato concettualismo. Uno di questi progetti è Sounds of Absence di Peter Kiefer, che dirige l’Art-Research-Sound presso la Mainz Music School, sperimentatore, compositore e teorico che ha invitato gli artisti a presentare field recording realizzate proprio durante le restrizioni attuate nei vari paesi, nonché composizioni che esprimessero le loro impressioni sul contesto di questa gravosa situazione. Sono state molte le ore di registrazioni raccolte, documenti sonori dai quali traspariva una realtà a volte sfumata e altre più nitida ma comunque ricca di codificate informazioni su disparati ambienti, siano essi luoghi urbani o naturali, comunque spazi pubblici. Solo successivamente, quando nel secondo lockdown le normative sono diventate sempre più complesse, il progetto si è trasformato in un’opera che raccogliesse lavori di artisti provenienti da svariate aree geografiche sul tema dell’assenza e delle condizioni di vita in quei due anni molto particolari. Sono state raccolte, quindi, composizioni che arrivavano da ogni parte nel mondo, comprendendo così un’ampia varietà di approcci alla cattura del suono e alla composizione elettroacustica. La teorizzazione di un’estetica dell’assenza non è certo una scoperta inedita, in musica in modo particolare (si è recentemente parlato di questo a proposito di Glenn Gould ma infiniti possono essere gli esempi a partire dal celeberrimo 4’33” di John Cage) così come in campo artistico (si pensi a Lucio Fontana in pittura e ai suoi tagli, a tutta la metafisica o ad Edward Hopper ad esempio), per non parlare di quanto in architettura questa concettualizzazione abbia avuto modo d’esprimersi in tutta la tradizione contemporanea e non solo. Ad essere ancora più radicali si potrebbe dire che tutta la storia dell’arte moderna è pervasa dal tema dell’assenza se come hanno scritto Deleuze e Guattari si tratta di un blocco di sensazioni labili, un insieme di percezioni e di affezioni spesso non facilmente definibili e queste sensazioni spesso a loro volta ci rinviano ad altri oggetti o a immagini di riferimento fino ad azzerarsi completamente. L’assenza allora è una forma vuota che contiene un desiderio indotto e mai appagato, che lavora su meccanismi inconsci, allusivi e simbolici, per il quale niente può esser certo. Alvin Curran, Lasse-Marc Riek, Juan Bermúdez, Wingel Mendoza e Stefan g. Fricke, per citare solo alcuni degli artisti che hanno partecipato al progetto, hanno lavorato proprio su questi meccanismi. La complessità e diversità dei loro apporti è quello che rende veramente speciale questa raccolta insieme al documentare un periodo certo buio ma ancora non privo di speranze.

 

01

 

02

 

03