Sometimes the online world reveals unsuspected parallel dimensions. This is an unknown restyle of Neural independently (and secretly as we never knew about it) made by NY-based Motion and Graphic Designer, Clarke Blackham. Very nicely made, perhaps only a bit glossier for the magazine’s line, it testifies once more how even your most familiar outcomes can have another life somewhere else.
Roman Jungblut – Back To Where It Never Started
Vinyl 12″ – Not On Label
“Detox/Retox” è una traccia della durata di cinque minuti che subito c’intriga all’ascolto. Aspre emergenze elettroniche e una malinconica melodia sono mescolate incastonando suggestioni ambient e un certo gusto westernato, attingendo da diversi generi e dando vita a una tensione decisamente sognante e narcotica. Per Roman Jungblut, musicista, media e sound artista di Colonia, questo Back To Where It Never Started è il primo progetto solista nel quale egli utilizza il suo nome reale, dopo anni di collaborazioni con band, installazioni sonore e tempo – non da meno – dedicato all’insegnamento. Nell’incisone successiva, “78-7-8”, a tenere viva l’attenzione è dapprima un’incedere mosso, quasi jazzato, con una base arpeggiata di piano in evidenza ed elementi spurii, insieme a una nenia un po’ dissonante, prima di sfumare repentinamente con trattamenti invece crudi ed elettronici. L’approccio è sperimentale e d’impronta space-age in “Einsicht”, traccia ricca di piccole emergenze auditive, suoni prolungati e sottili, interferenze e fruscii, con un’elettro-distorsione a volume alto, ben presente e risucchiante. “Two For Tooth” è il brano più corposo dell’EP e vanta una durata maggiore agli undici minuti: del cespo è quello che decisamente dipana strutture integralmente ambientali, grazie alle atmosfere dilatate, cupe e umbratili, ben stratificate e insinuanti. Insomma, la sostanza in gioco è tanta e variegata ed è difficile farsi un’idea precisa delle pulsioni che l’artista ha voluto far coesistere. L’impressione è che Roman Jungblut sia a suo agio nei passaggi dilatati e – al tempo stesso – abbia voglia di sperimentare nuove tecniche, sempre fondendo le musicalità tipiche del suo bagaglio d’esperienze, inserendo dissonanti intrecci, semmai meno quietisti e invece più ruvidi e contemporanei. Definire precisamente uno stile dopo una decade d’assenza nelle produzioni non è mai facile. Si hanno infinite conoscenze ma si può perdere il polso delle scene sentendosi spaesati nel cercare d’individuare una contemporaneità che si è persa o mantenuta latente. Questo tuttavia non inficia la qualità della proposta che nella sua raffinata varietà è interessante ed esibisce un colto repertorio d’ingegnosità che ci mantiene gradevolmente sempre vigili e curiosi nel lasciarci avvolgere da non convenzionali e intriganti atmosfere.
Roman Jungblut – Back To Where It Never Started