Bill Seaman – The Topologies of Blue

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CD – Fluid Audio

Un album ispirato alla psicologia della Gestalt e alla “topologia del blu” non è certo cosa di tutti i giorni, seppure nel corso della storia altri artisti, musicisti e filosofi – e non solo contemporanei – siano stati rapiti dalla malia del più spirituale dei colori. Non ci vuole tuttavia nessun astruso lavorio teorico per capire quali campi emozionali Bill Seaman voglia andare a sollecitare. Questa è un’opera cupa, malinconica, in molte delle sue parti senza speranza, che trasmette un senso di accorata afflizione. Il design del packaging è tuttavia curatissimo, arricchito da 20 foto stampate su carta Fujicolor crystal archive, con 6 stampe vintage a doppia faccia che includono titolo, poesia del brano, insieme a inserti di pagine di libri antichi di psicologia (Psychology in Service of the Soul, New Concepts of Hypnosis, Introduzione a Metodo sperimentale nelle scienze sociali). Gli stessi titoli dei brani – quasi sempre piuttosto lunghi e descrittivi – sono evidentemente ispirati ad un qualche luogo di cura o di degenza (“room passages, memories of motioning, repetitions, similar but different”, “time refractions, physical remembrance, distances and touch”, “signals and body language, hands, the clock of tears, code housing, subtle shifts, in the light”). Le atmosfere, perlopiù fosche e rallentate, con soavi passaggi al piano di Seaman, che si occupa anche dei sample e di calibratissime percussioni, sono vergate dai contributi musicali di Wei Ping Lin al violino solista, di David Rothenberg a vari tipi di clarinetto, di Sid Richardson e Tim Bjorklund, che si occupano rispettivamente delle librerie di suoni di basso verticale e chitarra elettrica. Il tutto – e questa è una sorpresa perché ad orecchio non l’avremmo detto – è infine editato dallo stesso Seaman in Ableton Live. In aggiunta, Bill Seaman si dimostra altrettanto abile come regista video, la sua interpretazione su Vimeo del primo brano che abbiamo citato è davvero elegante formalmente e aggiunge un’ulteriore suggestione, quella di una pellicola cinematografica nella quale compaiono solo pochi fotogrammi, probabilmente del luogo che ha ispirato l’intero progetto. Insomma, la sostanza poetica certo non manca e l’impegno nel denunciare i problemi di salute mentale nemmeno. La realtà e lo storytelling hanno a volte sfumature difficilmente distinguibili. Anche questo potrebbe essere un buon insegnamento che scaturisce da un’opera siffatta.

 

Bill Seaman – The Topologies of Blue