FoAM – Dust & Shadow

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Vinyl – Not On Label
Cresce lentamente, è come uno sfrigolio e sembrano field recording d’origine naturale, forse pipistrelli, roditori o corvi e poi ci sono anche cinguettii, scricchiolii, ronzii e clic, seguiti da un hum tenuto a basso volume ma penetrante. FoAM è un’istituzione indipendente di Bruxelles, fondata da Nik Gaffney e Maja Kuzmanovic e in Dust & Shadow non a caso i due artisti citano Pessoa. La descrizione dello scrittore portoghese sembra calzare a pennello. “Tutto è ombra mescolata con polvere, e non c’è voce se non nei suoni emessi da ciò che il vento solleva o spinge in avanti, né silenzio se non da ciò che il vento abbandona”. La polvere è ovunque poiché la sua fonte è ogni cosa. Non è un caso che i due artisti aggiungano a ogni disco una bustina con polvere, sabbia e detriti raccolti nei luoghi stessi delle registrazioni, i deserti Sonoran, Mojave e Great Basin, materiale organico che suggeriscono possa essere utilizzato con il vinile per ulteriori manipolazioni fisiche dei suoni registrati, che risulterebbero incompleti senza il rumore aggiunto nel contatto e nelle divergenze con quegli inerti. La produzione è stata realizzata con la collaborazione di Desert Humanities e del Center for Philosophical Technologies presso l’Arizona State University. Il progetto, inoltre, è stato supportato anche dal Global Institute of Sustainability, dall’Institute for Humanities Research e dal Panpsychic Development Fund. Le distese dei deserti sono comunque fervide d’attività, impregnate da un mormorio incessante, seppure percepibile solo da chi sappia cogliere ogni piccola sfumatura. Il duo non si fa particolari problemi filologici sul come effettuare le catture auditive. Utilizzano un Sennheiser AMBEO VR – che è un microfono ultra professionale a quattro capsule KE 14 in configurazione a tetraedro – ma anche semplici telefoni cellulari, computer e microfoni a contatto senza alcuna marca, una coppia di RØDE M5s e uno Zoom-H6. Similmente, come software utilizzano un po’ di tutto, Ardour, Audacity, Supercollider, qualsiasi cosa gli sia d’aiuto per cogliere ed editare un’atmosfera, l’emozione che un luogo procura, con la polvere che avanza inesorabile e semmai gli ululati dei coyote resi irriconoscibili. Le tracce sono solo due, entrambe all’incirca di diciotto minuti, ma va assolutamente segnalato anche il trittico di libri, racchiuso in una mappa-copertina dei luoghi in questione, separato dall’uscita discografica e diviso nelle differenti parti reader#1, reader#2 e fieldnotes. Assolutamente una realizzazione brillante e ineccepibile in qualsiasi anello della sua catena espressiva.

 

FoAM – Dust & Shadow