Cut Worms – Cable Mounds

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CD – Opa Loka

Sembra di stare sotto l’influsso d’un immanente sottosopra, come in Stranger Things, la serie televisiva statunitense ideata da Matt e Ross Duffero, oppure in “Dark”, un altro classico contemporaneo della sci-fi distopica. L’ambientazione è quella d’uno stato di quiete carico di tensione, come di un gate spaziotemporale dove a breve si scateneranno caosmotiche pulsioni. Anche il nome stesso al quale è ascritto il progetto, Cut Worms, ci fa pensare ad inaccessibili wormhole, ipotetiche caratteristiche topologiche dello spaziotempo che sono essenzialmente delle scorciatoie di sistemi interconnessi. Qui, al contrario, nessun escamotage è possibile, seppure nemmeno un esito risolutivo e catartico arriverà mai, lasciando l’ascoltatore in un perenne girovagare in territori appena ospitali, zone residuali dell’esistenza, che oltre alla poesia di certe iterazioni offrono pochi altri conforti, centellinati in armonie appena accennate o ritorte su se stesse. Dietro il moniker appena citato a nascondersi è Richard van Kruysdijk, che sotto tale marchio di fabbrica ricordiamo al suo debutto lo scorso anno, sempre su Opa Loka, etichetta experimental dalle vocazioni piuttosto eclettiche, industriali e ambient. Lo sperimentatore olandese, tuttavia, anche se solo al suo secondo album in tal guisa, non è certo poco esperienzato, potendo vantare collaborazioni con pietre miliari dell’elettronica quali David J. (Bauhaus), Blaine L. Reininger (Tuxedomoon) e Graham Lewis (Wire), oltre che con musicisti come Peter Martin Christopherson (ex Throbbing Gristle e fondatore dei Coil), Edward Ka-Game (The Legendary Pink Dots) e Jarboe (Swans). Le partiture elettroniche e ripetitive che sono agite in Cable Mounds – questo il titolo scelto per questa nuova fatica – hanno strutture alquanto dense, immaginative e cinematiche, con suoni generati dal vivo, sia acustici che elettronici (ma senza alcun uso di campioni e laptop), allo scopo di privilegiare un approccio diretto e non troppo mediato dalla tecnologia (sebbene poi si utilizzino comunque numerosi effetti e strumenti, anche modificati). Tutte le composizioni, inoltre, sono state agite e registrate senza sovraincisioni alcune, così come ci sembrano fondamentalmente assenti strutture ritmiche importanti, preferendo al più una certa rarefazione, un moto fluido e continuo, come di corrente che scorre inevitabile e subdola.

 

Cut Worms – Cable Mounds