Alessio Santini – Kenter

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CD – Elli

Dopo aver suonato la chitarra in oscure band black e doom metal durante gli anni novanta e aver lavorato su diversi progetti idm di musica elettronica, Alessio Santini, oramai già da quindici anni a questa parte, ha iniziato un personale percorso di ricerca sull’elaborazione granulare del suono e sull’interazione audio-video, fondando anche un’azienda di software musicali, la K-Devices, in particolare specializzata in implementazioni per Max For Live. In Kenter sono una chitarra elettrica e una batteria acustica ad essere oggetto d’accurate manipolazioni, in maniera piuttosto concettuale, rude e digitalmente distorta, densa nelle costruzioni, ricche di pieni, droni e riff consistenti. Utilizzando specifici software, le percussioni – in particolare – sono state pesantemente microarticolate e sottoposte anche a rielaborazioni di tipo granulare, mantenendo il calore e la sensazione di una vera batteria, proiettando però i suoni in territori più sintetici e sperimentali. Kenter, nelle esplicite dichiarazioni dello stesso Santini, è anche un esperimento post-canzone: modulato con echi di cori e voci che fanno spesso capolino lungo le quattro tracce, “Ffar”, “Sul Mare Nero”, “Sndaz Majorii” e “Destroy Destroyers”, insinuando fra i solchi un’aspra tensione, spostando continuamente l’attenzione dalle trame ambientali ai rumorismi insistiti, con emergenze auditive immediate nel mantenere il climax ipervivido e pulsante. Alla Elli Records, l’etichetta di casa, fondata assieme ad Emanuele Battisti, programmaticamente hanno voluto non eccedere nel polistrumentismo, stemperando le esperienze pregresse in virtù d’una più astratta applicazione, prediligendo i paesaggi sonori, le tensioni elettroacustiche e la qualità delle sonorità, che contrariamente alla tendenza oggi più diffusa non sono forzosamente dilatate per consistenza e durata. Questa a nostro avviso è una precisa scelta stilistica, frutto del desiderio di sorprendere e agganciare la percezione dell’ascoltatore e non è certo troppo breve quello che è messo in opera, seppure, a fronte di una durata complessiva dei quattro brani di soli 15 minuti e 35 secondi, qualcuno – a queste latitudini stilistiche – possa rimanere spiazzato. Santini – insomma – è un musicista che crea i suoi propri strumenti e questo è sempre eccitante, così come c’è da augurarsi che la sua attività di sviluppatore software vada calibrata e di pari passo con le nuove proposte musicali. Se le premesse sono queste potrebbe arrivare prossimamente tanto nuovo materiale interessante.

 

Alessio Santini – Kenter