Orson Hentschel ‎– Electric Stutter

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CD – Denovali

In questo suo secondo LP, sempre per Denovali – il primo era stato Feed the Tape nel 2016 – Orson Hentschel mette da parte un approccio complessivamente più experimental e purista per abbracciare contaminazioni pop e influssi contemporanei meno concettualmente insistiti. Se i reali cambiamenti per gusto e stile – quelli che incidono profondamente le nostre “abitudini d’ascolto” – avvengono soprattutto nella sfera del quotidiano, è nella commistione d’elettronica alquanto rarefatta e ambientali partiture, culture alte e basse, elegiache sonorità e minimalismi, che Electric Stutter trova la sua maniera di coinvolgere all’ascolto. L’effetto è allo stesso tempo delicato e potente, stilizzato ma in definitiva molto cinematografico e ricorda in qualche passaggio anche le maniere “orchestrali” di certi gruppi post-rock, a volte freddi e contenuti, in altre iterazioni più melodici e ridondanti. Non è questa un’operatività inedita alle latitudini elettroniche di molti mavericks contemporanei, eppure Hentschel riesce ad esprimere una cifra propria, autentica nella giustapposizione d’elementi musicali e sequenze strutturali che reggono la complessa partitura. Il compositore tedesco ha vocazione drammatica da spendere, un notevole senso del ritmo e cura dei dettagli: all’appeal del manipolatore da consolle aggiunge costruzioni che possono essere spese in live più fisici e spettacolari, non adatti per il dancefloor ma che potrebbero benissimo tenere le scene in festival ed happening di vario tipo. Anche se Hentschel ha attraversato una formazione classica, le sue tecniche compositive attingono da differenti versanti tanto da avvicinarlo più alla dimensione tipica dell’artista multimediale che non a quella del musicista. Lungo le nove tracce dell’album – un doppio LP in vinili da 180 grammi o in cd – sono molti i fotogrammi auditivi, le possibili narrazioni, le sequenze simboliche che si susseguono. L’energia è palpabile, la tensione costante e mobilissima nell’integrazione dei vari “quadri” sensoriali, con una resa che non consente distrazione alcuna o cali di partecipazione. Il paradiso futuro forse è solo un lieve ticchettio, poche note dilatate e un crescendo ad arte irrisolto, la costanza di trascinare un processo verso la sua consunzione, l’ennesimo risuonare che nel buio d’una sala e davanti ad uno scelto pubblico trova la sua ragione d’essere.

 

Orson Hentschel ‎– Electric Stutter