Frans de Waard – This Is Supposed To Be A Record Label

fransdewaard

Timeless Editions, English, 196 pages anno, France

Ci sono importanti storie che sono scritte da autori diversi e studiosi, come ci sono egualmente significative storie che vengono lasciate alla memoria pubblica, mai documentate o seriamente studiate. L’etichetta Staalplaat è stata uno dei principali punti nodali di musica sperimentale e sicuramente una delle più importanti etichette musicali di sempre, avendo utilizzato strategie e pratiche che hanno coinvolto le tipologie più radicali di musica degli ultimi tre decenni. Questa combinazione unica deriva da elementi umani unici, tra cui il fondatore e principale istigatore, Geert-Jan Hobljn, che ha da tempo dichiarato di non essere interessato nel guardare indietro. “Io vado avanti” dice Hobljn “e se mai guardo indietro mi piace inciampare o colpire qualcosa”. Frans de Waard compie bene il suo dovere, anche se quello che scrive è limitato a undici anni da lui personalmente trascorsi a lavorare per l’etichetta. Se alcuni pezzi importanti sono mancati, uno dei più importanti ed emozionanti periodi dell’etichetta è qui raccontato in maniera ineccepibile. E questo è probabilmente il meglio che può essere fatto con una tale intricata etichetta. Si tratta di un racconto, scritto come un account personale e piuttosto soggettivo, ma ricordando un sacco di episodi, nomi, fatti, aneddoti, citazioni, figure e atteggiamenti. Frans de Waard mette in gioco tutti i suoi ricordi, che terminano con una sorta di preziosa storia orale di Staalplaat e un’intervista a Geert-Jan Hobljn, il cui genio emerge chiaramente nella narrazione, comprensiva di immagini inedite personali. Insomma, un’uscita imperdibile, anche se di non facile lettura.