Labfield – Bucket Of Song

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CD – Hubro

Musica d’improvvisazione nella sua forma migliore quella dei Labfield, un duo formato in origine dal chitarrista svedese David Stackenäs (Territory Band, Seval, Fire! Orchestra) e dal percussionista norvegese Ingar Zach (Huntsville, Dans Les Arbres, Arve Henriksen, Erik Honoré) al quale adesso si è aggiunto (chitarra e manipolazioni elettroniche) il nostro Giuseppe Ielasi, sperimentatore ben conosciuto per le sue collaborazioni sulla 12K di Taylor Deupree e per aver condiviso progetti con artisti come Taku Sugimoto, Jerome Noetinger, Phill Niblock, Oren Ambarchi, e molti altri. Trame che sono assai godibili e vengono dipanate lungo le nove tracce dell’album assecondando droni che scorrono molto lentamente, suggestioni minimaliste e che vanno verso il pop, la free form e la musica etnica. Come non citare – allora – anche Mariam Wallentin la cui splendida voce fa capolino a tratti fra i solchi venando d’ulteriore raffinatezza le eccentriche cesure del trio, catturando all’ascolto con ipnotico trasalimento, mettendo in campo tutto un repertorio espressivo certo non comune, impeccabilmente in bilico fra astrazione e musicalità. Qualcuno potrebbe obiettare che comunque si tratta d’una raccolta di canzoni e melodie e che l’approccio è alfine ricondotto a forme ibride ma alquanto lontane dalle scene sperimentali più specificatamente radicali e incorporee. In questa proposta un elemento positivo è quello di andare oltre le consuete categorie stilistiche in maniera molto spontanea e diretta (e in alcuni shop online l’uscita è riportata sotto la tag jazz), senza far ricorso a nessuna sibillina concettualizzazione, focalizzando l’attenzione sul connubio fra chitarre, flusso percussivo e imprevedibile elettronica, una mistura che sfruttando anche i molti rimandi acustici dispensa un aura quietistica decisamente irresistibile.

 

Labfield – Bucket Of Songs