Gallery, forcing awareness of voyeurism

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Un tempo c’erano i paparazzi… oggi, a violare l’intimità e la serenità delle celebrità sono forse più frequentemente gli hacker o, più correttamente, i cracker, quella fetta di esperti che utilizzano le proprie competenze informatiche per violare sistemi e rubare dati con l’intenzione di danneggiare, spiare o trarre profitto. Nell’estate del 2014 si è consumata una massiccia violazione di account iCloud ai danni di decine di star internazionali del calibro di Jennifer Lawrence e Kate Upton che, in poche ore, hanno visto finire in rete molto del loro materiale fotografico privato, scambiato dai malintenzionati sul forum 4Chan dietro pagamenti via bitcoin. La notizia si è diffusa in maniera capillare, così come le foto che, rimbalzando da utente ad utente, hanno aggravato ancora di più l’aggressione consumatasi nei confronti di coloro che, prima di essere delle celebrità, sono e restano semplicemente esseri umani. Yolanda Dominguez, artista visuale spagnola che da diversi anni indaga i temi donna/tecnologia/media, ha reinterpretato l’accaduto con una installazione tanto semplice quanto diretta: “Gallery”. In una sala vuota del Twin Studio & Gallery di Madrid, lo smartphone dell’artista, corredato di una vasta galleria fotografica ritraente momenti di vita quotidiana ed intima della Dominguez, è rimasto esposto al libero accesso degli spettatori, chiamati così alla forzata consapevolezza del proprio voyeurismo. Un modo di coinvolgere il visitatore a tal punto da privarlo dei classici alibi mediatici che, soprattutto online, garantiscono l’anonimato e la negazione delle responsabilità sulle proprie azioni. Una semplice riflessione su come, anche solo possedere uno smartphone, possa renderci al tempo stesso vittime e carnefici di una sistematica e morbosa violazione della privacy. Benedetta Sabatini

 

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