Mindscapes, #L1, after Dan Flavin, induced communication

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Una parte del panorama artistico internazionale è convinta che l’arte, nonostante le molteplici forme espressive e le diverse tecniche che può sfoggiare, sia la rappresentazione del reale. Se questo è vero, lo è altrettanto il fatto che la realtà sia mutevole, soggettiva e soggetta alle continue modificazioni di chi, quella realtà, la vive in prima persona. Sembra che tutto ciò stia a cuore all’uruguaiano Fernando Velazquez, che dopo essersi laureato in architettura a Montevideo (dove ha anche studiato canto), si è dedicato ad una carriera artistica multidisciplinare. Architetti come Tadao Ando, Zaha Hadid e Mark Novak costituiscono parte della base spaziale, estetica e materiale a cui fa riferimento Velázquez; il resto è frutto della sua continua opera di indagine sul rapporto tra le persone e la realtà che esse vivono. Lo spazio, il tempo, l’interazione. Basta guardare uno dei suoi principali progetti, la serie Mindscapes, che comprende video, installazioni interattive e performance audiovisive, in cui ha esplorato l’idea di paesaggio correlata all’attività cerebrale, il pensiero e l’immaginazione. Con questo spirito Velasquez ha sviluppato, per la Zipper Galeria di San Paolo, un’installazione multimediale interattiva che si avvicina al minimalismo americano: “# L1, after Dan Flavin”. 16 barre di neon bianchi disposti in una griglia di 4 metri quadrati e quattro altoparlanti. Un algoritmo di realtà artificiale risponde alla presenza dei visitatori nell’installazione e fa attivare reazioni di luci e suoni che si ripetono in infinite combinazioni, permettendo ai visitatori stessi di percepire come i corpi, muovendosi, ridisegnino lo spazio e il tempo.

  

da série Mindscapes, #L1, after Dan Flavin

  

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