Che cosa c’è in comune tra la nostra attuale ossessione per i dati (in quanto argomento pertinente attorno alle discussioni sulla privacy e i social media) e il feticismo per il vinile espresso nel collezionismo dei dischi? L’idea che un processo immateriale possa essere “registrato” porta in se promesse decisamente accattivanti, se non ingannevoli. Innestando una precisa riflessione sul tema, Brian House ci presenta una combinazione sorprendentemente ben orchestrata di sonificazione dei dati e algoritmica composizione opportunamente progettata e realizzato su un disco in vinile. Quotidian Record implementa – infatti – un effetto psicogeografico sull’idea senza tempo di ascoltare le evoluzioni del calendario annuale in guisa di musica. Qualche decennio fa, il pioniere italiano della computer music Enore Zaffiri s’applicò a questo medesimo concetto con la sua composizione Musica Per Un Anno. Brian House considera il trascorrere del tempo da una prospettiva più soggettiva, utilizzando i propri dati di localizzazione registrati nel corso di un anno con il suo cellulare come seminali partiture per la sua composizione. Sonificando i dati GPS seguiti attraverso una serie di processi modellati sui parametri musicali tradizionali, rivolge le sue routine quotidiane in schemi melodici e armonici. L’algoritmo mappa i luoghi in maniera tale che a quelli più visitati vengano attribuiti accordi specifici, con variazioni dissonanti fornite dalle alterazioni delle routine correlate. Questo processo di sonificazione riesce a trasporre efficacemente i dati grezzi nel dominio del linguaggio musicale in una maniera trasparente che conserva l’originaria natura dei dati e la sua intelligibilità come tale. Questa trasparenza si riflette anche visivamente sul vinile, in cui ogni giorno viene registrata come una rotazione, per un totale di 365 giorni e per una durata di 11 minuti. Matteo Marangoni

 

Quotidian Record – Listening To The Calendar Year

 

Quotidian Record (ExcerptX)