Shelley Trower – Senses Of Vibration: A History of the Pleasure and Pain of Sound

Shelley-Trower---Senses-Of-Vibration

Continuum, ISBN-13: 978-1441148636, 224 pages, 2012, English

C’è un interessante citazione di Pascal Guignard in questo libro che sembra epitomizzare il suo spirito: “Sound is the territory where one does not contemplate”. Affermazione che può sembrare discutibile se considerata al di fuori del contesto, molto focalizzato sulla percezione fisica dell’audio. Trower utilizza un riferimento emblematico e ricorsivo: le basse frequenze. Esse possono essere correttamente definite come un’esperienza “extra uditiva” così come – allo stesso tempo – possono essere sentite attraverso il corpo. Tutto il libro è stato sviluppato intorno il “sentito”, piuttosto che “ascoltato”, tratteggiando un analisi a partire dall’era moderna (tra cui il XVIII e il XIX secolo) quando fiorivano le indagini scientifiche che soprattutto misuravano i fenomeni fisici, fino ad arrivare alla contemporanea feticizzazione del subwoofer. Il suono è visto quindi come l’interfaccia generale per le vibrazioni, poiché attraversa soglie sensoriali, essendo contemporaneamente “audibile” e “palpabile”. Su un altro versante è investigata la capacità del suono di trasmettersi attraverso materiali, perfino quelli molto solidi, in un modo che simboleggia una certa immaterialità. Questa combinazione porta al concetto di vibrazione a distanza (le “onde”), che tentano di distinguere le connessioni tra diversi periodi di tempo e si collegano a una forma popolare di spiritualismo. Come sottolinea Trower, le vibrazioni sono “la connessione tra il mondo esterno di oggetti in movimento e un mondo interno di attività mentale” e mostrano l’inconscio uditivo. In ultimo, con il corpo vibrante e l’applicazione di vibrazioni al corpo (soprattutto femminile) l’appassionante trattazione incessantemente connette il mentale e il fisico attraverso il suono, delineando una prospettiva storica davvero avvincente.