Hermes: Robotic Mobile Phone Romance

Hermes

“Pronto! Pronto! Mi senti?” è un leitmotiv costante che riemerge nelle conversazioni sul cellulare, spesso associato ad un aumento nell’intensità della voce di chi parla. La frustrazione causata da una connessione telefonica instabile spesso può trasformarsi, per induzione acustica, in una fonte di fastidio anche per chi è estraneo alla conversazione. Lo stesso leitmotiv fornisce il testo anche per il ritornello intonato da un coro di altoparlanti robotici in Hermes, una “opera al cellulare” di Karl Heinz Jeron. L’artista multimediale ha trovato una maniera originale per scaricare ciò che egli descrive come “l’esperienza fastidiosa di ascoltare i monologhi altrui sui mezzi pubblici”. Stilando un diario delle questioni private che i pendolari discutono apertamente quando sono al telefono in transito, Jeron ha riempito due quaderni con trascrizioni di intercettazioni telefoniche e ha utilizzato il materiale raccolto come fonte per un libretto d’opera. Hermes è diviso in quattro brevi atti, in cui segmenti di conversazioni trafugate sono ricombinati attorno al temi della segretezza, del sesso, del senso di colpa e del tradimento, offrendo un ritratto psicanalitico dell’insicurezza degli amanti che ricorda i dialoghi pubblicati da R.D. Laing in “Mi Ami?”. Un dramma sull’offuscamento della ragione, in cui pulsioni biologiche sovvertono la struttura logica del linguaggio, opportunamente recitato in Hermes da due robot che intonano il testo con un sintetizzatore vocale. Durante la performance due entità artificiali assemblate con materiali di scarto si muovono pigramente sul palco recitando uno ‘sprechgesang’ dalla difficile comprensione. Presentando un’azione drammatica paragonabile a quella del “Tristan und Isolde” di Wagner, ma condensandone la durata in una ventina di minuti, Jeron mette in scena in totale autonomia uno spettacolo teatrale con tutti i connotati aristotelici. Rispetto ad altri tentativi di spettacolarizzare la dimensione erotica del telefono cellulare, come il segmento dedicato all”Età delle reti” architettato da Danny Boyle per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi nel 2012, la posizione surrealista di Jeron offre una prospettiva più disincantata sull’impulso universale alla riproduzione che genera crescita esponenziale sia nei sistemi a base di carbonio che in quelli a base di silicio.

Matteo Marangoni