Belbury Poly – The Belbury Tales

Belbury Poly

CD – Ghost Box
Sotto il moniker di Belbury Poly si cela lo sperimentatore e musicista Jim Jupp, head honcho della Ghost Box Music, etichetta della quale è stato anche co-fondatore. Il suono del britannico s’imprime piuttosto soavemente nelle forme di più influenze, ispirate dalla psychedelia, dal folk e dal progressive rock, anche se non mancano durante l’ascolto rimandi alla musica mediovale, a un elettronica eccentrica, agli anni sessanta e alle colonne sonore, in partiture a volte disorientanti, incerte ma molto suggestive e sci-fi. Sono synth analogici e fuzzy quelli che distinguiamo, chitarre elettriche dalle evoluzioni acidiche, cetre, ocarine e batterie autenticamente vintage. Il tempo sembra essersi fermato e un certo gusto exotic ed agreste fa ancora capolino fra i solchi, in maniera certo poco convenzionale. L’incedere è si nostalgico a volte, altre letterario, con armonie sovrapposte e voci, dove si mescolano electro-folk e pastorali soundscape, annunci in stile radiofonico d’antan e più intricati arpeggi. Occorrerebbe forse rispolverare come categoria quella degli “eccentrici inglesi”, sempre buona quando ci si ritrova con opere che vengono da quella cultura ma risultano difficilmente classificabili, categoria assai utile anche quando s’indugia nel freaky e nell’illogicamente brillante. L’effetto complessivo tuttavia è sicuramente gradevole ed ammaliante, ad arte lacunoso e piacevolmente aperto ad ogni interpretazione, non chiaramente definito nelle intenzioni ma in fin dei conti assai creativo e “impastato”. Se Belbury Poly voleva sorprenderci ci è riuscito perché la tensione delle melodie ci ha infine conquistato e non serve in questo caso analizzare se l’approccio sia rigoroso oppure il contrario.