Torcito Project, sonic portraits

Marcin Ramocki

Marcin Ramocki, artista polacco, ma anche regista di documentari e curatore indipendente, sin dalle prime sperimentazioni ha focalizzato la propria ricerca sulla costruzione di metafore attraverso l’uso dei più svariati software. La narrativa non lineare, sia essa generativa e random, o interattiva, costituisce l’anello di congiunzione tra i suoi numerosi progetti, tuttavia altre tematiche, quali l’estetica dei videogames (soprattutto di quelli retrò), il gusto di combinare insieme vecchie e nuove tecnologie e la filosofia del DIY (recentemente trasformatasi in DIWO per una provocazione del collettivo Furtherfield.org, o forse – più probabilmente – per effetto della portata interattiva del Web 2.0), sono centrali in opere come Torcito Project (sonic portraits). Si tratta di una serie di sette ritratti realizzati in Salento (la Masseria Torcito si trova infatti a Cannole in provincia di Lecce) nell’estate del 2005 utilizzando Virtual Drummer, un “vecchio” software per MAC. Una griglia costituita da 48 linee orizzontali e 64 verticali rappresenta la tela utilizzata da Ramocki per i propri ritratti, all’interno della griglia compare l’immagine di un volto umano realizzata in bitmap che finisce per trasformarsi nella partitura di un loop sonoro infinito. Ad ogni linea orizzontale corrisponde infatti uno strumento (in totale ne abbiamo dunque 48) che viene attivato ogni volta che la linea di scansione che percorre da sinistra a destra la griglia si imbatte in uno dei pixel che formano il ritratto. Guardando l’opera di Ramocki la mente va istintivamente alle schede perforate di jacquardiana memoria ma anche ad alcuni organetti tipici del Settecento, alla pianola e all’autopiano, si tratta infatti – in tutti questi casi – di applicazioni del semplice principio binario del vuoto e del pieno. Come è facile intuire, nulla di molto lontano dal principio base che regola il funzionamento delle moderne tecnologie digitali e della società dell’informazione nel suo complesso.

Vito Campanelli