The Sheep Market, provare lo sfruttamento del crowdsourcing

The Sheep Market

Il crowdsourcing è la controversa pratica su cui si basano molti servizi del cosiddetto web 2.0. Termine derivato dall’outsourcing (dislocazione delle attività manifatturiere nelle zone dove il costo del lavoro è più basso), consiste sostanzialmente nel capitalizzare il lavoro intellettuale degli utenti della rete retribuendolo poco o nulla. In prima fila in questo nascente business si colloca Amazon con la piattaforma Mechanical Turk. Il servizio della più grande libreria online mette a disposizione a qualsiasi azienda lo richieda un grande bacino di telelavoratori non specializzati, disposti a svolgere piccoli lavori nel tempo libero. Mechanical Turk è stato concepito per una gamma di mansioni tanto banali per un essere umano quanto difficili per un computer. Esempi di progetti di successo sono la catalogazione tramite tag di immagini o la trascrizione di trasmissioni podcast. Nonostante sia stato inaugurato di recente, sono già comparsi alcuni usi anomali di questa piattaforma. Why Are You Here, Right Now? è un progetto editoriale svedese che prevede la raccolta di contributi testuali dei ‘turkers’ sparsi in tutto il mondo. Ad un migliaio di lavoratori, retribuiti un penny l’uno, è stato chiesto di rispondere alla domanda che da il nome al progetto. Il materiale è stato editato ed assemblato nel giro di 50 giorni e il volume è ora disponibile su un portale di stampa on demand. Il risultato è al tempo stesso un’indagine su una generazione annoiata alla disperata ricerca di stimoli e la celebrazione di una creatività moltitudinare, anonima e frammentata. The Sheep Market è invece un’opera che utilizza il Mechanical Turk in maniera perfidamente ironica. Il media designer Aaron Koblin si è limitato a chiedere ai telelavoratori di disegnare attraverso un tool online “una pecora col muso rivolto verso sinistra” al prezzo di due centesimi. I turkers hanno risposto in massa all’appello riempiendo nell’arco quaranta giorni un database con diecimila varianti dell’ovino. Una volta chiuso il progetto, Koblin ha messo provocatoriamente in vendita i disegni al prezzo di venti dollari l’uno creando scompiglio fra le communities dei telelavoratori. Ma l’operazione si è rivelata assolutamente legale: i turkers avevano sottoscritto un accordo in cui rinunciavano a qualsiasi diritto sulle immagini create. Il sito ufficiale contiene la registrazione della sessione di disegno di ciascuna pecora e delle statistiche complessive che danno una chiara idea del potenziale di sfruttamento di un simile meccanismo. Un’illuminante parabola per le greggi di lavoratori del futuro.

Paolo Pedercini