Dna, esporre i propri intimi codici

Dna, Marco Villani, dna.jpg

Una riflessione sull’identità intesa come sintesi di un rapporto in cui convergono sistemi simbolici, biologici ed esistenziali. Questo l’obiettivo di DNA, progetto elaborato da Marco Villani e pubblicato online sulla base di un’idea di privacy che equivale alla visibilità totale. Attraverso l’analisi del proprio profilo cromosomico, l’artista genovese mette in luce come non esista una definizione a priori dell’io e come questo sia invece il prodotto della combinazione di linguaggi già stabiliti. Questo è possibile perché il linguaggio funziona come un codice di programmazione del comportamento e della percezione, e la sua assunzione da parte del soggetto non rientra nell’ambito del libero arbitrio. Il linguaggio precede la scelta, tanto quanto l’essere venuti al mondo con un corpo, un Dna e tutto il resto. Il legame imprescindibile che salda fra loro tutte le forme di linguaggio umano, non impedisce però che la via di fuga del soggetto verso la libertà risieda nell’individuo stesso. Infatti è nell’uomo che si realizza la soggezione al linguaggio e al corpo nel loro essere dati, ma nel contempo germoglia la capacità critica che nasce dall’esperienza. La realtà di cui ci appropriamo e che si appropria di noi, dunque, è il risultato di un processo relazionale che si attualizza nello slittamento continuo dell’individuo sul confine fra il già vissuto del linguaggio e la percezione sensoriale. Una sorta di passing, ovvero, non ciò che uno fa nel suo ruolo di performer né quello che è nella sua posizione di soggetto, ma un modo di rappresentare e vivere la fluidità delle dinamiche interpersonali e biopolitiche.

Francesca Tomassini