Conflux Festival, imagining the urban territory

Conflux Festival

Dal 14 al 17 settembre a New York si svolge un’altra ricca edizione del festival di psicogeografia contemporanea Conflux (ex Psy-Geo-Conflux com’era chiamato nel 2003 e 2004). Questo è uno dei pochi festival capaci di ripensare interamente il territorio urbano. Questo stesso territorio può essere immaginato come un sistema a sè stante, dove ognuno può sperimentare, cambiare, sfruttare o inventare le regole, osservando poi come l’attivo corpo sociale reagisce. Molte performance, tour guidati e happening sono compresi nel programma, come i cut up testuali di strada di Sue Huang, i sedili installati in posti inusuali da Caroline Woolard (‘Have a Seat’), i giri turistici delle proprie vicinanze abitative di ‘Artistic Souvenirs from Brooklyn’ di Suvi Aarnio, il disorientante ‘You Are Not Here’ tour che sovrappone i luoghi di Baghdad a New York, la scoperta dei collegamenti più nascosti fra le avenues (‘Avenue 5.5’ di Odin Cappello), le interviste anti-advertising in spazi aperti attivate dal passaggio di pedoni (‘AAA Portable Sound Units’ di Sara Dierck, Michael Dodge, e Steve Lambert), i video di conversazioni fatte sotto lo stesso ombrello (‘From Here to There Under an Umbrella’ di Chris Barr), o l’ossessione di ascoltare la città attraverso telefoni cellulari sempre accesi in ‘Scout: The City in Audio’ di Emily Conrad, Todd Holoubek, Jeffrey Galusha. Molte di queste azioni trasformano lo spazio urbano in una piattaforma di gioco, in un palcoscenico sociale, in una cornucopia di mappe o, in definitiva, in un territorio condiviso su cui inventare nuovi immateriali e trasparenti livelli di realtà sovrapposti.