‘We interrupt your regularly scheduled program…’.

We interrupt your regularly scheduled program

Erano gli anni settanta e il gruppo SKP Promotei sperimentava l’uso dello schermo televisivo nella serie di lavori chiamati ‘Electronic Painter’, che consistevano nel programmare sequenze di colore attraverso dei generatori posti dentro al monitor. Con l’avvento del digitale la curiosità per la televisione come fonte di immagini astratte non si è assopita (si pensi a ‘Spin‘ di Liz Nofziger in cui i frames televisivi sono mediati da una disco ball). Il lavoro di Daniel Sauter, ‘We interrupt your regularly scheduled program …’, segue questa corrente, ricodificando il segnale generato dal flusso tv in una sequenza narrativa astratta. L’installazione, degna di menzione al Prix Ars Electronica 2004, consiste in un televisore rivolto verso una parete; la radiazione del flusso catodico si riflette sul muro, mentre l’audio si diffonde nell’ambiente. Il segnale broadcast è trasmesso a un computer, dove un software customizzato traduce ogni frame televisivo in una striscia della larghezza di un pixel. Un codice regola la traduzione intersemiotica, facendo corrispondere ai tagli cinematografici delle sezioni verticali, agli zoom delle curve, agli spot e ai video musicali delle forme colorate. Le slices sono organizzate in una sequenza orizzontale in movimento, che scorre sulla parete vicino alla televisione. Ma quale principio regola questa associazione di forma e colore a un elemento sintattico? Sono gli studi di Kandinski su ‘Punto, linea e superficie’? Oppure una libera scelta dell’autore? Quello che è certo è l’invito brechtiano a ‘non restare incantati’ di Sauter che, attraverso la giustapposizione delle immagini, rivela la natura banale e mesmerizzante della tv.