eShofar, folklore e tecnologia.

eShofar

Lo shofar è un piccolo corno kasher usato come antico strumento cerimoniale nella tradizione ebraica. Citato nella Bibbia e nel Talmud, è associato alla feste di Rosh haShana, l’inizio dei giorni penitenziali, e Yom Kippur, la purificazione. Per quanto simile a quello di una tromba, il suono emesso non ha una valenza prettamente musicale, è piuttosto un allarme o un richiamo alla riflessione. Nell’era digitale c’è chi ha pensato di attualizzare lo strumento attraverso la tecnologia. L’idea è di Bob Gluck, compositore, ricercatore e performer americano, che utilizzando microprocessori, sensori e un software personalizzato Max/MSP ha trasformato un semplice corno in un eShofar: Electronically expanded, digitally processed ram’s horn. Oggi ne esistono due versioni: la prima, combinata ad un guanto dotato di sensori, si concentra sui movimenti delle dita come gesti che danno forma al suono; la seconda usa invece algoritmi complessi per creare un sistema caotico di improvvisazione basato sull’esibizione dal vivo. L’intenzione di Gluck è di incoraggiare il superamento dei confini tra l’estetica musicale convenzionale e quella contemporanea, tra le culture tradizionali e la vita moderna, tra la sensibilità religiosa e quella secolare. Se la performance live conserva, la dimensione ‘cerimoniale’, fruire in streaming la randomica sequenza digitale di tekiah e di teruah, basso e trillo, non è un’esperienza diversa dall’ascolto di mille altre sperimentazioni elettroniche. Il valore tuttavia permane nell’incrocio tra folklore e tecnologia che attualizza il passato e stimola l’immaginazione.