CD – Adaadat
Mini-album decisamente multiforme che riserva sorprese ad ogni passaggio e incisione, nella commistione di noise, country-folk e beatz, nell’abuso plunderphonico, influenze sempre ricondotte con estremo talento e disinvoltura a gusti e attitudini d’ascolto certo poco convenzionali. Le scene breakcore sono quelle che più intelligentemente reagiscono a una certa noia causata dall’ultra-speciakizzazione dell’attuale cultura musicale, non facendo troppo piagnisteo sull’uniformità dei generi e anzi utilizzando tutto quello che da quegli ambiti proviene, assemblandolo in nuova forma con un attitudine che è allo stesso tempo sperimentale, artistica, ma anche divertita, disincantata. Namin Haku, questo il vero nome che si nasconde dietro Doddodo, artista originaria di Osaka, è assai brava con una semplice tastiera Casio, microfoni, sampler e beat box ad imbastire un percorso sonoro immaginario ed avvincente. Se lo dicono anche Jason ‘Donna Summer’ Forrest e quelli del Club Transmediale c’è davvero da crederci.