Pong.Mythos, il pong come paradigma

Pong

Fra i pochi punti di passaggio certi dall’era industriale a quella digitale c’è la commercializzazione di ‘Pong’, il primo videogioco fruito dalle masse, icona assoluta del pop, che con quattro linee e un paio di cifre per il punteggio ha scritto il primo definitivo paradigma dell’interattività ludica con uno schermo. Il ‘pong effect’, ossia il coinvolgimento immediato con l’attività di una macchina si è propagato negli anni con riferimenti multipli e incrociati, storicizzati nella mostra che s’inaugura l’11 febbraio al Württembergischer Kunstverein di Stoccarda non a caso intitolata Pong.Mythos. Il tentativo è quello di riallacciare in un discorso composito i mille riflessi del modello originario nelle opere d’arte e nella percezione collettiva. A tal fine fra le diverse opere in mostra sono state incluse le obbligatorie Pongmechanik e Blinkenlights, un prototipo di Sonic Pong e BallDroppings, che pagano così il loro tributo d’ispirazione. La gratificazione in loop ottenuta dal gioco mediato dalla macchina (o giocato contro di essa), alla base di tutti i videogiochi è qui condensato nel suo alfabeto fondamentale. Il tentativo di riconoscerlo e raccontarlo è del curatore Andreas Lange, che ha potuto programmare anche successive tappe della mostra a Leipzig e Berna.