Artex, recensioni d’arte automatiche

Artex

Gli sviluppatori italiani che hanno prodotto Polygen continuano ad aggiornare il sito di presentazione del progetto con nuove e divertentissime grammatiche. Il software crea vari tipi di stereotipi linguistici mescolando variabili secondo regole sintattiche e schemi lessicali. Ad esempio i ragazzini via sms scrivono con la k frasi brevi e stilosissime, l’azienda De Longhi produce trita-spezza-impasta qualsiasi cosa basta che sia De Longhi, e così via. Particolarmente azzeccata, nella sezione ‘Cultura’, è la grammatica ‘Artex‘ dedicata a recensioni di mostre di arte contemporanea, ovviamente in inglese. L’unica ad avere una formattazione dei caratteri ad hoc, intellectual e mitteleuropea come nei cataloghi di Documenta, non smentisce il luogo comune per cui nell’arte di oggi non ci si capisce niente. Riguardo il senso dei costrutti, può meravigliare che il software sia già in grado di generare random frasi compiute, benché ad un livello elementare di dialettica, senza incarnarsi nelle protesi biotech tanto care al sensazionalismo dell’arte e della letteratura cyber. Allo stesso modo, però, dovrebbe meravigliare la mancanza di spessore critico nelle parole delle persone che banalizzano i discorsi quotidianamente. Oppure è interessante smascherare i meccanismi di appartenenza e riconoscibilità delle comunità culturali, le strategie di infiltrazione dei linguaggi commerciali… Polygen lo fa in modo ironico ed estremamente raffinato, come satira di costume e società.

Francesca Colasante