Billboard Liberation Front Creative Group

Billboard Liberation Front Creative Group

La mediatizzazione dello spazio pubblico urbano (il luogo più affolato di stimoli all’acquisto di merci, eccezion fatta per lo schermo televisivo) ha indotto la creazione di numerose e diverse pratiche di manipolazione della stessa, smascherandone le invasioni della nostra (fragile) sensibilità all’immagine. I grandi cartelloni pubblicitari (‘Billboard’), in particolare, mettono in grado le industrie di depositare, per un determinato lasso di tempo, copiosi stimoli statici d’aquisto del loro prodotto sulle retine di un larga fetta della popolazione. L’intervento artistico su questi grandi spazi (già sondato e storicizzato in passato dal libro Billboard: Art on the Road) è il mezzo usato dal Billboard Liberation Front Creative Group per effettuare un’altrettanto spettacolare ed efficace critica alla stucchevole e bugiarda cultura dell’advertising di massa. Affrontando con una produzione impeccabile fatta di caratteri e sfondi identici agli originali, per non parlare delle aggiunte ‘fisiche’, come le statue da incubo nel caso di McDonald’s (“To Serve Man”), il gruppo anonimo di guastatori affronta gli avamposti cartacei stradali delle corporation ritoccandone i fondamentali slogan riaprendone in una tremenda modalità subliminale le grandi e sottaciute piaghe sociali degli USA.