Decoy01, wireless performance.

Decoy01

Lo spazio urbano di Innsbruck nasconde due piccoli server wireless che dalle vetrine del Capolino Cafe e del negozio Wholly Cow inviano, o meglio tentano di inviare, immagini ad altri dispositivi in movimento. Gli ambulanti altro non sono se non cellulari, notebook, laptops, PDA, ospiti nelle tasche dei passanti loro proprietari. Accanto ai server un messaggio che invita i riceventi a portare le immagini al ‘kunstpavillion’, dove verranno decodificate in testi alfabetici visibili sullo schermo del decoder. Questo è Decoy01 di Rainer Mandl, un progetto basato sulla tecnologia bluetooth che investe lo spazio urbano trasformando gli individui in data-carrier. Decoy è un’esca che richiama l’attenzione dei soggetti alla dimensione herziana in cui sono immersi, ma della quale sembrano non rendersi conto. Se infatti i dati sono accessibili quasi dovunque via internet, l’interazione con la Rete è geograficamente collocata e vincolata ai nodi e alle connessioni cablate. Nello spazio senza fili del bluetooth invece il connettore è l’individuo stesso, sinapsi attiva che si muove fisicamente per la città trasportando informazione. Allora lo spazio urbano diventa network e la community virtuale si materializza nella galleria d’arte. Il contenuto del messaggio non importa. La network-enabled performance è del tutto autoreferenziale. Sono numerosi gli esempi di wireless art da potere citare a confronto, dagli Active Posters di HP Labs di Bristol, alle Pervasive Connections di Londra, dalla mobile music di Location 33 a Culver City (California) ai Taxi Madrid di Anne Lorenz & Rebekka Reich. Per quanto diversi sono tutti accomunati dalla necessità di ancorare la dimensione impalpabile delle radiofrequenze e degli infrarossi, attraverso cui avviene la trasmissione dei segnali, allo spazio visibile e tattile della città, costringendo l’individuo al movimento, ad un net surfing non più virtuale e statico, ma fisico e dinamico. In un’accezione militare il decoy è un’esca che stana il nemico. In questo caso l’opposizione uomo macchina diviene una collaborazione solidale, in controtendenza rispetto al classico modello informativo di Shannon e Weaver: l’uomo è né fonte né ricettore d’informazione, bensì medium.