Avanto 2004, festival di immagini e suoni radicali.

avanto

Il connubio fra immagine e suono e il loro dualismo, complementare e al tempo stesso parallelo, sottende dal 2001 a molte delle scelte dei curatori dell’Avanto Helsinki Media Art Festival. Ma la caratteristica di spicco del materiale selezionato è che esso attraversa una radicalità esplicita nello sperimentare soluzioni e concetti ben al di là delle produzioni convenzionali, sfidando senso comune e comodi clichè. L’edizione 2004 conferma questa posizione, includendo lavori e live che indubbiamente servono come preziosi spunti per analizzare le tecniche digitali in maniera fuori da ogni vacua esaltazione o feticcio. Dalla proiezione di ‘Weekend’, film senza immagini del 1930 di Walther Ruttmann, all’installazione ‘Eye/Machine III‘ di Harun Farocki, ennesimo tassello della sua ricerca nella sovrapposizione di immagini di controllo con altri punti di vista, che interpreta l’azione dei missili Cruise, simulata in computer grafica, con le successive conseguenza culturali. La tecnologia emerge prepotente anche dalla rielaborazione di prezioso materiale video familiare in ‘Fokus’ di Sami van Ingen, decostruendone e ingrandendone macroscopicamente dettagli significativi, in una continua rilettura ingrandita d’importanti minuzie. Anche sul fronte musicale sono stati privilegiati per i concerti dal vivo gruppi controversi. Il progetto COH, di Ivan Pavlov, per esempio, che riesce a plasmare attraverso il pc il suono come se fosse carta orchestrando spigolosità e flussi. Come pure Goodiepal con la sua ricerca filologica musicale delle radici locali, sposata ad una sensibilità rara per i meccanismi musicali e la loro astrazione in digitale, e il percorso travagliato di Alec Empire, e della sua Digital Hardcore, etichetta berlinese che ha rappresentato l’unica manifestazione credibile di punk digitale contemporaneo negli anni novanta, con una marginalità e una fantasia politica che non si riscontravano da anni. Anche i giapponesi Astro Twin e la loro interpretazione del fenomeno Onkyo, ossia la pratica di ascoltare e amplificare suoni appena udibili in una mistura inestricabile di naturale che appare artificiale e viceversa. E nelle parole di un cineasta senza compromessi, il viennese Ernst Schmidt protagonista di seminali opere e sperimentazioni a cavallo fra gli anni sessanta e settanta proiettate in quest’edizione, viene citata una visione del 1968 oggi ampiamente realizzata: “L’attività dei cineasti indipendenti… sarà proiettata nelle sale da ballo e sui muri di palazzi comuni…”