Future Cinema all’ICC.

Un’edizione riveduta e corretta dell’originale mostra Future Cinema, tenutasi allo ZKM, è stata allestita all’ICC di Tokyo ad un anno dalla sua prima realizzazione. Partendo dalla constatazione che tutti gli strumenti d’interfaccia e comunicazione (dalle schermate dei telefoni cellulari ai tabelloni pubblicitari luminosi), portano al collegamento di ogni oggetto o concetto con un immaginario cinematico, svincolandosi pian piano dal media adottato, come la tv o il cinema. L’immagine in movimento, dunque, nella sua mutazione, da esclusivo dominio dello schermo fisso, cinematografico prima e televisivo poi, va acquistando un ubiquità palpabile nella moltiplicazione degli schermi e nella loro portabilità che ne sta modificando i pattern visivi e, in diretta conseguenza, anche la nostra percezione. Fra i lavori selezionati ci sono i 17 lavori per la rete realizzati da YOUNG-HAE CHANG HEAVY INDUSTRIES, ‘Tracing the Decay of Fiction: Encounters with a Film by Pat O’NEILL’, un’installazione in cui si naviga in un ex grand hotel di Los Angeles sovrapponendo le raffigurazioni di decadenza con i fantasmi degli ex clienti e le tracce che hanno lasciato, ‘Be Me’, di Max Dean e Kristan Horton, un’animazione delle espressioni facciali dell’artista che mima a sua volta le espressioni dell’utente, ‘So. So. So. Somebody, Somewhere, Some Time’ di Maurice Benayoun, un mondo interattivo di scene in network esplorabile a 360 gradi in visione binoculare, tracciando attraverso i propri sguardi una ‘memoria retinica collettiva’, ‘Church on Fifth Avenue’ di Jim Campbell, una matrice di 32×24 (768) pixels, fatta di led, che riprende il passaggio dei pedoni riproducendoli, in modo da far transitare lo sguardo dalla realtà continua alla sua rappresentazione discreta, ‘Field-Work@Alsace’ di Fujihata Masaki e Kawashima Takeshi, in cui un viaggio in Alsazia viene riprodotto combinando dati territoriali ottenuti con un GPS insieme alle immagini girate, in un archivio esplorabile con una mappa virtuale, ‘Pedestrian’ di Shelley Eshkar e Paul Kaiser, un modello di una piazza con le figure che vi transitano mappate con cpmioni di texture prelevati dal mondo reale e il tutto proiettato in strada, e ‘Mission to Earth – Soft Cinema edition’ di Lev Manovich.