Gli hacker ‘samaritani’ vanno puniti?.

.hacktivism



27.03.02 Gli hacker ‘samaritani’ vanno puniti?.


Una tipologia di hacker, ultimamente definiti come ‘samaritani’, è costituita da coloro che non provocano alcun danno alle infrastrutture informatiche a cui accedono, segnalando ai responsabili della sicurezza delle stesse infrastrutture le pecche a cui porre rimedio. Ma per la maggior parte delle legislazioni approvate negli ultimi anni nei paesi occidentali queste azioni vanno perseguite condannando in maniera esemplare chi le compie. Se n’è parlato alla conferenza ‘Information Security in the Age of Terrorism’, in cui alcuni esperti si sono confrontati con uno dei più brillanti hacker in circolazione, quell’Adrian Lamo (nella foto) che con le sue incursioni ‘pulite’ ha scoperto clamorose falle in network importanti come quello del New York Times o di World.com (vedi Farsi un giro nella backbone di World.com e Bucato il network interno del New York Times). Lamo ha sempre aiutato le stesse aziende di cui ha segnalato i buchi volontariamente, il che lo ha sistematicamente preservato da successive denunce, anzi nel caso di World.com è stato ringraziato ed encomiato pubblicamente. Il caso relativo al New York Times, invece rimane una spada di damocle, visto che il quotidiano non ha richiesto la disponibilità di Lamo e sta considerando molte opzioni, fra cui la denuncia. Tutti gli esperti di sicurezza che partecipavano al convegno sono stati concordi però nell’affermare che le aziende e gli enti violati ma non danneggiati dovrebbero pensarci molto bene prima di denunciare comportamenti siffatti. Secondo Jonathan Couch, ingegnere della Sytex Inc. gli ‘ethical hackers’ non fanno danni e innalzano lo stato dell’arte nella sicurezza, fornendo un servizio parecchio apprezzabile. Ci sono pareri contrari che dicono che se la legge fosse sbagliata bisognerebbe cambiarla, mentre nessuno ne sente ancora il bisogno e altri che mettono in dubbio l’onestà di Lamo, visto che ha riportato i buchi di sicurezza del Times solo dopo alcune settimane. Ma il ventunenne ha risposto che non sta dietro a queste cose ogni giorno, visto che lo considera il suo hobby. Forse rischioso, ma sempre un hobby.