Un Caddie Renversé dans l’Herbe – Nighturns

un-caddie

CD – Dekorder

In Nighturns, ultima fatica discografica a firma Un Caddie Renversé dans l’Herbe, moniker di Bilal Dídac P. Lagarriga, la combinazione di strumenti africani – come il balaphon, la mbira e la kalimba – assieme all’utilizzo di voci trovate e di strumenti tradizionali classici, ottiene il risultato d’un amalgama potente, assai coinvolgente e passionale. L’insieme d’influenze che fanno capolino nel progetto è piuttosto vario ed i suoni vengono mixati ed editati per mezzo di computer e software, con i quali è decisamente più pratico e immediato mettere a confronto catture auditive di qualità differente, che sono frutto della ricognizione in luoghi particolari e facendo esperienza di culture e pratiche sociali decisamente esotiche e circoscritte. Sono field recording casuali oppure cercate in contesti precisi a determinare la grana delle differenti composizioni, che coltivano anche una sapienza strumentale fatta d’accuratezza, sensibilità e amore per un fluire molto vivido e organico. È “una musica fatta da sé” dice il maestro brasiliano che vive a Barcellona, facendoci sovvenire involontariamente la massima burroughsiana, per la quale l’autore è colui “che si trova sul posto”, un luogo – fisico e anche mentale – dove è possibile cambiare l’ordine degli elementi non mutando sostanzialmente l’essenza delle cose, che in questo caso non sono nient’altro che semplici suoni, pura energia vibrazionale che viene catturata e detournata per ascolti più strutturati e coerenti. Lagarriga non è nuovo nell’utilizzo di strumenti etnici e di strutture ritmiche di taglio primitivista che vengono combinati con appena un poco di elettronica, tecniche utilizzate anche in Like A Packed Cupboard But Quite…, album del 2004 pubblicato sempre su Dekorder. La memoria per Lagarriga è allo stesso tempo una dis-memoria, una musica perduta e poi ritrovata, una deriva notturna attraverso le strade sabbiose e poco illuminate dell’Africa occidentale, oppure attuata recuperando vecchie registrazioni, ad esempio di poesie devozionali recitate dagli alunni di una scuola coranica o di trasmissioni di una stazione radiofonica araba. L’impressione complessiva che si ricava all’ascolto, con percussioni sicuramente intricate e suggestive, i canti rituali e i suoni organici – tutte espressioni alquanto intense e ridondanti – è quella tuttavia d’un minimalismo decostruente, un po’ magico ma ancora con un’impronta decisamente concettuale e combinatoria.

 

Un Caddie Renversé dans l’Herbe – Nighturns