Nula.cc – Cicadas | Bells

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7″ – Staalplaat

Lloyd Dunn, che per le sue uscite discografiche oramai dal 2009 utilizza l’alias Nula.cc, licenzia per Staalplaat un 7” con solo suoni di cicale e campane. Non vi sono altri apporti sonori se non sparute voci sul finale della parte dedicata espressamente alle campane, mentre nella prima delle due incisioni presentate, quella che raccoglie i suoni delle cicale, è solo il vibrare delle loro ali e di qualche altro insetto volante ad essere oggetto delle catture auditive effettuate in una foresta vicino il lago Lisi, a Tbilisi, in Georgia. È un progetto – nel suo complesso – dalla vocazione quasi antologica quello dello sperimentatore praghese, composto da un archivio sonoro digitale in continua mutazione, nel quale molto materiale s’aggiunge ed altro viene scartato, con molti file che annettono parti a loro volta già catalogate, in alcuni casi rielaborate e in altri no. Dunn intreccia vocazione multimediale e approccio da field recordist, memore del passato negli anni ’80 e ’90, quando ha curato e pubblicato le riviste di arti grafiche Photostatic e Retrofuturism, dei suoi studi sui media con Mel Andringa e Hans Breder e di musica elettronica con Kenneth Gaburo, forte anche della sua partecipazione – sin dagli esordi – nei Tape-beatles, combo nel quale proprio l’attività di registrazione era al centro degli interessi, coinvolgendo temi come quello della proprietà intellettuale e del copyright. Sul lato A, quello delle cicale, la vibrazione continua, per oltre nove minuti, induce a una sospensione del tempo, infondendo un suono ritmico e pulsante. Se l’ascolto avviene in cuffia è possibile anche percepire in sottofondo altri rumori, tuttavia difficilmente distinguibili, forse un uccello, i fruscii della registrazione, qualcosa relativo al posizionamento e allo spostamento delle apparecchiature di registrazione in un afoso pomeriggio di luglio. Le altre catture auditive sono state effettuate invece registrando le campane della Cattedrale della Trasfigurazione del Monastero di Spaso-Efimeyev a Suzdal, in una zona turistica della Russia chiamata “l’Anello d’Oro”. Le registrazioni non sono manipolate ma non è dato sapere adesso se lo saranno in futuro comparendo in altri manufatti digitali dell’artista intermedia, ricercatore che ama tornare spesso sui suoi passi vivificando un pensiero estetico comunque decisamente multiforme e raffinato.

 

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