Alexei Shulgin/ 386 DX – Biggest Smash Hits

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LP – Staalplaat

386 DX è indubbiamente uno dei progetti più ammirati di Alexei Shulgin, uno dei “net.art heroes”, come venivano definiti negli anni 2000, autore di opere seminali e testi storici fra cui il celebre “Introduction to net.art” insieme a Natalie Bookchin, oltre ad essere stato fra i punti di riferimento della mailing list nettime dal suo nascere. Nel 2002, dopo l’uscita del primo album “The Best of” per Staalplaat, Shulgin fu intervistato in Neural #19*. “386 DX”, il cui nome deriva dalla sigla di processori Intel per PC all’epoca considerati i più economici e quasi obsoleti, aveva l’obiettivo di presentare classici del pop cantati attraverso un software di text-to-speech e orchestrati con le modeste possibilità MIDI dell’epoca. Il risultato, grazie alla maestria di Shulgin, era sorprendentemente efficace, sia nella versione album che come installazione. La prima oltre ai brani ascoltabili aveva una traccia di dati (cd-rom) che conteneva una versione non autorizzata ed adattata di Windows 3.1 corredata del software necessario per far elaborare in tempo reale al computer i dati dei brani, che di conseguenza venivano cantati, con una copertina che rendeva tramite caratteri ASCII quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones. Nella versione installazione, invece, (“Busking 386 DX“, popolarissima quella presentata a Transmediale 2002), un pc 386 DX veniva lasciato per strada in un angolo ad esibirsi in loop, con tanto di contenitore per raccogliere le offerte affiancato. Anche la versione dal vivo, con Shulgin da solo nelle vesti di una electro pop star, funzionava a dovere. L’immediatezza degli elementi pop con l’estetica povera giustificano l’autodefinizione di “world’s first cyberpunk band”, sia per l’essere in grado di esprimersi autonomamente su un marciapiede, grazie nella sua stessa tecnologia minima, che per essere capace di coinvolgere il pubblico con i rituali da concerto sapientemente celebrati dall’artista. “Biggest Smash Hits” arriva dopo vent’anni dalla prima uscita, in vinile in luogo dell’originario CD, con una selezioni di brani quasi sovrapponibile eccetto alcune tracce scartate e rimpiazzate dagli inserimenti di “Black Dog” dei Led Zeppelin, “Rape Me” dei Nirvana, “Enter Sandman” dei Metallica e “Пригородный Блюз” della band russa Zoopark, inclusa nella versione russa del primo CD, pubblicata dall’artista nel 2002. Le citazioni si moltiplicano andando a guardare la nuova copertina, che riecheggia una delle più conosciute in assoluto, quella di “The Velvet Underground & Nico”. Ma lo stupore si rianima andando ad ascoltare a distanza di tempo i brani, apprezzandone l’abilità tecnica e concettuale con cui sono stati ricostruiti. La voce incerta e metallica della macchina rimane tale, e sembra fare sforzi immani e programmaticamente inutili per pareggiare quella dei rispettivi originali. L’anzianità dell’hardware e il ricercato risultato musicale, ottenuto con quei mezzi di fortuna, suscita un’empatia che trascende completamente dalle potenzialità dell’hardware e, per mezzo della memoria musicale collettiva, ci rende solidali con la sua trasparente obsolescenza vocale.

 

Alexei Shulgin/ 386 DX – Biggest Smash Hits