Gaudenz Badrutt – Ganglions

gaudenzbadrutt-ganglionsok

Vinyl – Aussenraum

Suoni sinusoidali, feedback interni ed esterni, sciabolate di noise stridulo e infettivo, come pure concrezioni droniche iteratissime, sensibili e sibilanti. È questo il catalogo di frequenze con le quali s’impatta all’ascolto di Ganglions, un audio-progetto di Gaudenz Badrutt che è difficile definire stilisticamente, al confine fra musica improvvisativa ed astratta, ricco di sperimentalismi sintetici ma anche di riferimenti a una materialità organica assai terrena. L’artista sonoro elvetico – che ha iniziato la sua carriera musicale come pianista classico contemporaneo – inanella passaggi densi di sussulti macchinici ma anche d’umori vitalistici, mentre la metafora d’una struttura nervosa periferica lo guida nella progressione di sequenze febbricitanti e sovraccariche di tensione. Sono due le composizioni presentate, “Supraesophageal” e “Suboesophageal”, entrambe attorno ai venti minuti di durata, la prima subito abrasiva, efferata e pregna di dolorose intemperanze auditive, l’altra ancora più primitiva e annichilente, contorta e mutevole. Soprattutto in “Suboesophageal” il senso d’urgenza nell’assemblare le parti è certamente rabido, con sovrapposizioni inaspettate e ticchettii asincroni, concentrati ultradensi di materia sonora espansa e riottosa. L’effetto sull’ascoltatore è singolare e perfino nei pochi momenti di calma non v’é alcun cedimento nell’azione complessiva che imprime sempre pressione e costringe a un’attenzione guardinga. Ganglions, che va ad arricchire il catalogo di Aussenraum Records, è stato realizzato mentre Gaudenz Badrutt stava scrivendo la sua tesi di laurea sul lavoro di Luc Ferrari e probabilmente questo deve aver accentuato non poco – immaginiamo – la voglia d’azzerare codici e strategie, portando in dote un’animosità feconda, un’istintiva voglia e capacità di dar vita a qualcosa di veramente singolare. Badrutt utilizza principalmente un computer al quale collega vari altri apparecchi elettronici e un sintetizzatore modulare. In entrambe le tracce quella che permane è un’alternanza fra suoni brevi e altri modulati per più tempo e costanti, un dialogo che è sempre sostenuto da un processo creativo di natura improvvisativa, sicuramente originato in studio ma poi sviluppato per trovare nell’azione performativa la sua forma compiuta ma non immutabile.

 

Gaudenz Badrutt – Ganglions/strong>