Nicolas Bernier – frequencies (a/archives)

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CD – 901 Editions

Rudolph Koenig, fisico che si occupò principalmente di fenomeni legati all’acustica, è stato uno dei pionieri degli studi correlati alla propagazione dei suoni e delle frequenze. In particolare allo scienziato tedesco, nel corso della sua carriera, viene riconosciuto grande merito per i molteplici apparati scientifici ideati e realizzati, che ancora – a livello internazionale – sono alla base di molte collezioni storiche di strumenti di fisica sperimentale. La maggior parte di queste apparecchiature sono state realizzate nella seconda metà del XIX secolo a Parigi e fra tutte spicca un “grand diapason” – del quale sono rimaste poche copie – le cui due gigantesche forchette possono generare vibrazioni acustiche tra i 32 e i 48 hertz. Nicolas Bernier proprio sui suoni di tali strumentazioni, raccolti all’Università di Rennes 1 in Francia, ha basato questo progetto, frequencies (a/archives), che ha vinto una Golden Nica al Prix Ars Electronica di Linz nel 2013. Utilizzando diapason attivati ​​meccanicamente e anche con onde sonore digitali quello che aziona l’artista sono sequenze generate da un computer che attivano solenoidi atti a colpire le forcelle in maniera estremamente accurata. Bernier, che trova affascinante il diapason acustico proprio per una sua presunta vicinanza tonale a una certa primordiale elettronica, dà vita ad un suono molto scarno ed essenziale, cavalcando anche la suggestione che l’utilizzo di un siffatto strumento scientifico concorra nel rafforzare gli stessi concetti di ricerca e sperimentazione che sono alla base del suo agire. Il diapason sembra idealmente collimare acustica ed elettronica, passato e presente, nel solco di tecniche che vanno dal semplice al complesso, evocando risonanze “naturali” ma anche riecheggiando di manipolazioni digitali contemporanee. Se il gran diapason è udibile nella composizione solo da orecchie ben affinate, la base degli altri suoni dagli archivi è ottenuta principalmente accordando le forcelle di diapason più piccoli, stendendo un tappeto intimo di relazioni fra le assonanze che hanno comunque maglie molto larghe. A queste sequenze diradate è a volte associata la voce di Dominique Bernard, ci sono mormori e brevi conversazioni, scricchiolii e risonanze finissime, un’alternanza di ambientazioni calde e fredde, di effetti vibratili e silenzio. Sono due le tracce presentate, una concert stereo redux e una radiophonic version. L’autore ci assicura che nessun vinile è stato utilizzato e che i rumori statici provengono solo dall’attrito meccanico tra diapason e microfoni. Di queste improvvisazioni è stata allestita anche una versione performativa con un tavolo luminoso personalizzato che ricorda alcune opere minimaliste. Evidentemente è proprio da quel contesto che l’ispirazione viene.

 

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